martedì 16 dicembre 2008

La fiducia secondo Wired

Leggo Wired dal 1993, è una delle riviste che più mi piace in assoluto per il suo concentrato di tecnologia e di visione, oltre al modo non convenzionale di gestire le cose (ad esempio le pubblicità su Wired sono sempre molto particolari...).


Un paio di settimane ho appreso la notizia dell'arrivo imminente dell'edizione italiana e mi sono subito abbonato, più che altro mosso dalla curiosità di vedere la coerenza con l'edizione americana.


E oggi... la piacevole sorpresa: ho trovato in casella una lettera firmata da Riccardo Luna, il direttore di Wired Italia.


Semplice, essenziale, ma soprattutto inaspettata, la lettera era un modo semplice per ringraziarmi della fiducia accordata alla rivista.


E non a caso la lettera parlava di fiducia: come ci ha insegnato il prof. Costabile al corso di marketing relazionale all'MBA nel proporre il suo modello dinamico di customer loyalty, la fiducia è un ualcosa che si comincia a instaurare fin dal primo acquisto, sta a chi propone il prodotto/servizio coltivarla.


E Wired lo sta facendo. Addirittura prima del primo acquisto.


Bravi!

venerdì 5 dicembre 2008

La fusione tra TV e internet

Oggi il Mondo high tech dedica un ampio spazio ai nuovi televisori.

Schermi sempre più grandi, profondità sempre più sottili, un po' cinema, un po' tv, ma soprattutto molto web e molto internet.
Ecco, la fusione è completata e nei prossimi anni ci abitueremo a non avere distacchi tra tv e web, avremo sempre più contenuti on demand.
A distanza di quasi 15 anni la visione e le chiaccherate che facevo con Renato Moltrasio sono diventate realtà.

Internet era solo all'inizio, sembrava solo una promessa tecnologica. Mi ricordo che nel settore gli addetti ai lavori facevano fatica a distinguere Internet da Ethernet (vero!).
Ricordo ancora i giornalisti, del settore e non, che venivano a visitare l'Internet Point per farsi spiegare come funzionava.

Fu allora che feci la mia previsione a Renato: vedrai che entro 10 anni la tv e Internet diventeranno una cosa sola, un unico media che non potrà esistere senza l'altro. Mi sbagliavo, di anni ce ne solo voluti almeno 15.

E nel frattempo le menti più illuminate e intelligenti hanno capito e portato avanti questa visione: Silvio Scaglia dopo aver fondato Omnitel passò alla cassa e fondò Fastweb.
Poi è passato nuovamente alla cassa e adesso ha fondato Babelgum, fornitore di contenuti multimediali con base a Londra.

Oggi faccio un'altra previsione: la tv del futuro sarà sempre più simile ai nostri gusti e "imparerà" a fornirci i contenuti che piacciono a noi.

Ci saranno degli Agent software interni che capiranno quali sono i programmi che ci piacciono e scandeglieranno il web alla ricerca dei contenuti che piacciono a noi.

Youtube sarà una commodity integrata nel televisore (ma avrà ancora senso chiamarlo televisore?), mentre Google indicizzerà i nostri generi televisivi e ce li proporrà di volta in volta.

Un po' pronti all'uso sull'hard disk integrato, un po' ready to go scaribabile in streaming ad alta velocità.

Un po' a pagamento con abbonamenti flat, un po' gratis ma legalmente (i costi li pagherà la pubblicità), ecco servito il nuovo entertainment domestico.

martedì 25 novembre 2008

L’Italia porta d’ingresso di Emirates per l’Europa.

Questa è una buona notizia.
Ieri ad Abu Dhabi è stato firmato l’accordo tra il governo italiano e il governo federale degli Emirati Arabi Uniti.
In base all’accordo Emirates, primo vettore dei Paesi del Golfo, utilizzerà gli scali di Fiumicino, Malpensa e Venezia come porta d’ingresso per l’Europa.
Si tratta di 21 voli settimanali su Fiumicino, 21 su Malpensa, 14 su Venezia, oltre a 28 voli cargo settimanali.
E non è tutto; anche la compagnia aerea Etihad - sempre dell’area del Golfo – ha richiesto 7 voli su Fiumicino e 7 su Malpensa.
L’Italia diventa così più facilemente meta del turismo dei “nuovi ricchi” dell’area del Golfo e del Sud Est asiatico.
Quindi avremo più turismo, più affari economici e commerciali, più ricchezza insomma.
Già, e i servizi?
Saremo pronti ad accogliere e a soddisfare questo tipo di clientela?
Mi viene un brivido alla schiena a pensare a certi disservizi nostrani in materia di trasporti e servizi…
L'accordo può portare molti turisti e molti uomini di business, speriamo di non farli scappare.

La maratona di Milano e l'insofferenza dei milanesi

Domenica scorsa sul Corriere Maurizio Dallocchio ha scritto un bell’articolo sulla maratona di Milano.
Giustamente si chiedeva: cos’hanno in comune Londra, Parigi, New York? Oltre al fatto di essere grandi metropoli, naturalmente?
Hanno in comune il fatto di essere delle città internazionali, nel senso che sanno ospitare persone e popoli di nazionalità diverse, si sanno integrare meglio che da noi.
A New York la maratona che si è svolta due settimane fa ha avuto quartantamila partecipanti, di cui 3700 italiani.
A New York la città si ferma e saluta festante i partecipanti, li incoraggia, li incita. Mi hanno raccontato l’emozione e il boato che accoglie ogni singolo corridore al termine del ponte di Queensboro, un muro umano di migliaia di persone incoraggia i partecipanti.
La gente festeggia in strada, con balli e canti.
E’ un momento di grande integrazione, insomma.
La maratona di Milano è partita qualche anno fa in un clima di indifferenza e di scetticismo: ricordo ancora il nervosismo e le urla degli automobilisti costretti a fermarsi per il passaggio dei maratoneti.
Dallocchio auspicava una maratona di Milano diversa per quest’anno… ma purtroppo non è stato così: nervosismo e intolleranza hanno prevalso anche in questa edizione
Anzi, addirittura si è sfiorata la rissa dalle parti di Trenno con un vigile costretto a ricorrere alle cure dell’ospedale!
Forse siamo troppo stressati, così come abbiamo tutti diritto al nostro momento di svago nel fine settimana.
Ma non è che si potrebbe far coincidere la maratona con una domenica a piedi? Non è che si potrebbe far qualcosa in più per coinvolgere di più la città in occasione della maratona? E incentivare e favorire l’uso dei mezzi pubblici in quell’occasione?
Tutt altro che metropoli europea, anche Milano sta lentamente tornando indietro.
E con essa i milanesi.

giovedì 13 novembre 2008

FB: l'esplosione e il sorpasso

Domenica non c'era.
Lunedi eravamo in 1000
Martedi in 4000
6000 mercoledi
Oggi siamo in 10.000 (diecimila!)
E domani? E sabato?

Insomma, nel giro di quattro giorni il popolo di Facebook ha detto e sta dicendo NO al decreto anti blog presente alla Camera.

Qui non si tratta di politica, dato che lo stesso decreto era stato proposto anche dal governo precedente.

Si tratta di difendere la libertà di espressione come individui e come persone.

Io sono evidendemente contrario (e ci mancherebbe altro, dato che ho un blog!) ed invito chiunque a prendere coscienza dell'argomento leggendo qui, oppure qui.

L'aspetto che mi incuriosisce e che voglio trattare è relativo all'esplosione esponenziale di Facebook: nato timidamente come un posto un po' goliardico e scherzoso, sta piano piano cambiando pelle.

E non è casuale che un tema come quello relativo alla legge in oggetto venga trattato e proposto su FB anzichè - ad esempio - su Linkedin, più business oriented e professional di FB.

Io credo che sia dovuto alla maggiore semplicità d'uso
e alla miglior interattività di FB verso gli altri siti di social networking, proprio perchè FB è e sta diventando un infinito motore di aggregazione delle persone, a prescindere dal singolo spaccato di appartenenza - lavoro, amici, famiglia o conoscenti. In pratica su FB siamo tutti connessi alla pari, indipendentemente da quello che facciamo e da dove siamo.

Sarebbe bello se ci fosse un'integrazione tra i due, una specie di "Facekedin" o "linkedbook", dove poter stare una volta sola e veramente... mica come adesso che siamo da tutte due le parti, di qua con la cravatta e di là in costume da bagno.

PS: Stiamo pian piano abituandoci all'idea del "grande taggatore", siamo giorno dopo giorno sempre più pronti allo sfottò degli amici - e degli amici degli amici - se qualcuno pubblica e tagga foto che ci ritraggono in momenti della nostra vita che pensavamo (e speravamo?) dimenticati. E allora? E Chissenefrega, dico io. Non è che perchè siamo "beccati" su FB la nostra professionalità o la nostra reputazione verrà meno!

Leggete il testo della proposta di legge.

mercoledì 5 novembre 2008

Allons enfants...

Il Corriere di oggi in Economia dedica un articolo di spalla alla proposta Sarkozy volta a creare un Mediterraneo delle pmi, uno spazio comune dove 43 governi (quanti sono?!? Si, proprio quarantatre) delle due sponde incontreranno gli investitori privati, cercando di creare insieme prosperità.

Ne avevo già parlato qui a luglio, quando Bruno Ermolli aveva lanciato l'idea di candidare Milano come sede permanente della Conferenza dell'Economia dei Paesi aderenti all'unione.

Sarkozy è andato oltre. E ieri a Marsiglia, grazie all'ottima diplomazia di cui gode la Francia, è riuscito a mettere tutti d'accordo e ci saranno dentro tutti, dal Marocco a Israele, fino alla Lega Araba.

La CE, la BEI e i singoli governi provvederanno ai finanziamenti delle iniziative di questo gigantesco suk che raggrupperà 800 milioni di consumatori, più di Europa e Stati Uniti insieme (anche se con capacità di spesa inferiori, certo!).

Che bella e grande opportunità per noi! Speriamo di riuscire a coglierla....

E poi ho il pallino dell'Expo... quale migliore occasione tra 7 anni per ribadire il nostro ruolo nel Mediterraneo?

Mercoledi sera della prossima settimana parteciperò ad un incontro con il Sindaco di Milano: glielo chiederò

domenica 2 novembre 2008

"Vincere è meraviglioso. Non bello: meraviglioso"

Ancora una volta Jack Welch mi ha impressionato.

Per la sua lucidità.

Per la sua determinazione.

Per la sua - in certi versi - semplicità.

Sono andato a rileggermi un brano del suo "Vincere", brano che è stato riproposto come introduzione al suo intervento la scorsa settimana.

Per me da solo vale la sua nomea, e lo voglio riproporre.

Eccolo:



"... Penso che vincere sia meraviglioso. Non bello: meraviglioso.

Vincere nel business è meraviglioso perchè quando le aziende vincono le persone prosperano e crescono.

Ci sono più posti di lavoro e più opportunità per tutti.

I lavoratori hanno fiducia nel futuro: hanno le risorse che consentono loro di mandare i figli all'università, di ottenere un'assistenza medica più qualificata, di comprarsi la casa di villeggiatura e di assicurarsi una pensione dignitosa.

E il fatto di vincere consente loro di dare un contributo importantissimo alla società, un contributo che va al di là del semplice pagamento di maggiori tasse: possono regalare tempo e soldi agli enti di beneficenza e fare orientamento ai giovani delle scuole cittadine, solo per citare due esempi.

Il fatto di vincere migliora la vita di tutte le persone coinvolte; rende il mondo un posto migliore".


Dall'Introduzione di Vincere, Jack Welch.

Ma la tua azienda si prende cura di te?

Non lo dico io, l'hanno detto e ribadito la scorsa settimana al World Business Forum.


Lo ha detto Andrea Guerra - CEO di Luxottica - e lo ha ribadito Jack Welch.

Andrea Guerra ha detto di aver raddoppiato i momenti istituzionali con gli analisti e gli investitori, passando da "once a quarter" al doppio.


Comunicare lo stato di salute dell'azienda, comunicare all'interno dell'azienda, far girare la palla insomma.


E' questo uno dei segreti dell'azienda in momenti di crisi.


E un Jack Welch ancora in splendida forma ha ribadito il concetto: Comunicate di più.


E non ha dimenticato le persone.


Fate sapere alle vostre persone quanto sia importante il loro contributo.


Fate sapere alle vostre migliori persone quanto teniate a loro ("How much you love them"... ha detto).


Banale vero? E invece no... Quante volte avviene nella vostra azienda? Quante volte qualcuno si prende cura di voi e del vostro lavoro?


Pensateci, se così non fosse magari non siete nell'azienda giusta... e anche in momenti di crisi il mercato è pieno di aziende e di manager che si prendono cura delle loro persone.

giovedì 30 ottobre 2008

Un mondo senza povertà? Il business sociale lo può fare

Purtroppo partecipo quasi mai ai convegni, diventa quasi impossibile riuscire a conciliare gli impegni... Ma il World Business Forum no, non me lo perderei per niente al mondo.

E ancora una volta il risultato è andato oltre alle aspettative.

Questa mattina standing ovation finale per Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace 2006, che ha letteralmente calamitato l'attenzione delle migliaia di persone raccontando la sua storia.

Storia legata alla conoscenza della miseria, che con la sua Grameen bank è riuscito a dare una speranza per una vita migliore a milioni di persone.

Storia che ha cambiato il modo di fare banca, passando dal concetto di "garanzia" al concetto di "fiducia" legata al prestito.

Sembrava una storia lontana anni luce da noi, e invece Yunus sta passando velocemente a quella che definirei la "fase 2", ovvero il sistema del microcredito come modello e punto di partenza per sconfiggere la povertà nel mondo.

E la povertà si può sconfiggere con lo sviluppo e la diffusione di quello che lui ha definito "social business", ovvero un tipo di attività economica che ha come obiettivo la realizzazione di obiettivi sociali anzichè la massimizzazione del profitto.

Niente aiuti governativi, niente sussidi a fondo perso bensì una forma di iniziativa economica capace di attivare le dinamiche del libero mercato conciliandole con un mondo più umano e più equo.

Utopia? Ideologia? Robe da terzo mondo? Comunque la pensiate, spendete 15 euro (11,25 se lo comprate online...) e andate a comprare "Un mondo senza povertà" scritto da Yunus: leggendolo vi accorgerete che anche il vostro respiro migliorerà e vi sentirete attratti da questo modello.

Utopia? Ideologia? Terzo mondo? Aziende come BP e Danone stanno affrontando così questo mercato da 3 miliardi di persone.

E in Italia? ... Finchè ci sarà musica balleremo sul Titanic, of course.

mercoledì 15 ottobre 2008

I furbetti del formaggino e il market 2.0

Ci sono tre cose che proprio non sopporto:
- non sopporto chi se la tira e si atteggia
- non sopporto chi è lassista e si lascia andare
- non sopporto chi fa il furbo

E proprio di furbi voglio parlare... la notizia e' arrivata anche qui in America, dove mi trovo da qualche giorno per lavoro e riguarda le strane procedure che alcuni dirigenti di un'azienda leader del settore alimentare avrebbe adottato per commercializzare i propri prodotti scaduti.

Ma i dipendenti non ci stanno e si ribellano, ne parlano, lo commentano, l'informazione gira, la notizia corre e arriva in Procura, grazie proprio ad alcuni dipendenti.

E la notizia corre di bocca in bocca, di blog in blog, di quotidiano in quotidiano, di agenzia di stampa in agenzia di stampa.

Ed ha un effetto proporompente: da un lato rimbalza in tutto il mondo arrecando un danno incalcolabile al già stra-imitato Food in Italy, dato che ci copiano tutto, a partire dal "Parmesan" in poi. Io l'ho letta qui in America... e non sono stati teneri.

E poi mina alle fondamenta il rapporto di Fiducia con l'azienda coinvolta: sappiamo che ci vogliono anni a costruire un rapporto di Fiducia con il consumatore, non lo puoi distruggere così.

A proposito, ironia della sorta, proprio la parola Fiducia è uno dei pilastri della comunicazione dell'azienda coinvolta...

Insomma, ancora una volta l'asimmetria informativa è stata colmata alla velocità del 2,0.

Perchè se sei un furbetto del formaggino, il Market 2.0 ti becca molto prima...

PS: per la prima volta ho usato l'espressione Market 2.0 invece che Web 2.0: in questi giorni dalla conferenza di Las Vegas sta emergendo qualcosa di nuovo anche sul 2.0, e il Market 2.0 è un concept che mi attrae.

Ci ritornerò.

domenica 12 ottobre 2008

La motivazione è la molla che ti fa scalare le montagne

Cosa impedisce a chiunque di noi di fare cose apparentemente straordinarie?
Provo ad elencare le prime cose che mi vengono in mente, tipo correre una maratona, imparare il cinese, laurearsi lavorando, oppure rispettare una scadenza di lavoro apparentemente impossibile da rispettare?
Nulla.
Non c’è nulla che ce lo possa impedire.
Se non noi stessi.
Se sei motivato e se sei orientato all’obiettivo non puoi fallire, la passione e la voglia di fare ti brucia dentro e ti fa sembrare tutto più facile, pur se tra mille difficoltà.
Una delle frasi che mi ha sempre colpito di Gianemilio Osculati, uno dei padri della consulenza in Italia è: “Per riuscire non bastano gli “skills”, ci vogliono anche i “wills”, ovvero non ti basta essere portato per il pallone per diventare un calciatore di successo, avere la passione per la medicina per diventare un bravo chirurgo, amare i numeri per diventare un CFO… No, lo devi anche volere, e devi essere concentrato e focalizzato sull’obiettivo.
Lo devi volere.
Io la vedo in qualche modo collegata alla teoria elaborata da Vroom nel 1964, che dice che la motivazione è data da una valenza per un’aspettativa. Che è un po’ la molla di tutto.
Per saperne di più andate qui.
E poi ogni tanto penso a quanto sia difficile riuscire a fare tutto e poi penso a quanti esempi ci sono vicino a me e riparto subito.
Penso ad esempio a Paolo, che si alza tutte le mattine alle 5,30 per andare in ospedale e che passa le giornate a operare gente sconosciuta a cui spesso salva la vita. Senza contare le notti al pronto soccorso o i sabati e le domeniche, nonostante sia ormai un affermato e stimato chirurgo…
Penso a Barbara, che ha mollato la sua carriera sicura di medico a Torino per andare in giro per il mondo a salvare i disperati, che era li quando ci fu lo Tsunami, che era in Africa in posti nei quali molti di noi non ci andrebbero nemmeno se costretti…
Attenzione, non si tratta di missionari o chissachestoriestrane…No si tratta di gente normale che ha una passione viscerale e una tensione all’obiettivo straordinaria e costante.
E come loro ce ne sono tanti… E noi?

martedì 23 settembre 2008

Il cambiamento secondo Heidrick & Struggles

Cosa cercano oggi le aziende? E come ci si può posizionare meglio nel mercato del lavoro?

A queste e ad altre domande sta dando una risposta l'Alumni Bocconi con le Head Hunters series.

Il primo incontro si è tenuto oggi a Palazzo Bocconi con Heidrick & Struggles International, nella persona di Maurizia Villa, Managing Partner per l'Italia: è stato un incontro interessante, con alcune riflessioni utili (e qualche conferma) per posizionarsi meglio nel mercato, unito al piacere di incontrare gli amici dell'MBA.

Quali sono i megatrend che potrebbero influenzare il cambiamento? Maurizia Villa ne ha evidenziati almeno quattro:

- Sicuramente la crisi dei mercati finanziari porterà a un cambiamento epocale, ci riavvicineremo tutti al mondo reale, quello delle imprese

- Mettersi in gioco, fare nuove esperienze, non avere paura del cambiamento

- La competizione nel mondo del lavoro sarà accentuata dall'arrivo di lavoratori dai mercati "nuovi", tipo l'India, che sono bravi e hanno voglia di fare: dimentichiamoci il "walking office" e prepariamoci a partire per nuove destinazioni, in Europa e non.

- Un incremento della meritocrazia all'interno delle aziende. Chi vale sale, chi non vale scende dal treno e si cerca un treno più adatto a sè. Punto.

Ma la riflessione più bella della serata è arrivata quasi alla fine, parlando di talent management e di sviluppo personale.

Cito testualmente: "La fortuna più grande che si possa avere in questo momento è quella di lavorare con un capo intelligente. Avere un buon capo significa avere un capo che ti spacca le ossa, che ti fa rifare le cose all'infinito finchè non sono fatte bene e poi si congratula con te quando le fai bene. Il buon capo è una persona responsabile, seria e con la voglia di lavorare".

Per me queste parole sono valse la serata, sono una conferma e un orientamento preciso per il mio futuro: non cosa o dove, ma con chi. Con la squadra giusta e le persone giuste.

E ancora una volta mi sono tornate in mente le parole scritte da Charles Peguy nel 1913, nella sua opera "Il Denaro", che per me hanno un particolare significato, ovvero il piacere di lavorare.

"Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone né per gli intenditori né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta per sé, in sé, nella sua stessa natura. Esigevano che quella gamba fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano".

lunedì 22 settembre 2008

L'innovazione e la visione olistica di 3M

Questa sera Alessandro mi ha mandato un link relativo ad un prodotto della sua azienda. Lui sa bene quanto io ami la tecnologia e i vantaggi che l'innovazione può portare al business.

Il prodotto è proprio bello, si tratta di un proiettore portatile in miniatura, veramente bello! Lo lanceranno in Italia il primo ottobre.

Era da un po' che non vedevo un prodotto così interessante, alla 3M hanno lavorato bene su tutti gli aspetti della definizione tridimensionale del business di Abell, così come ci avevano insegnato Ancarani e Bertoli all'MBA, ovvero i clienti da servire - CHI - i suoi bisogni - COSA - e le tecnologie utilizzate - COME. Per un breve approfondimento su Abell rimando qui).

Non mi stupisce questa capacità di innovazione di 3M, che ha saputo fare tesoro degli errori passati (ha insistito forse un po' troppo sui lucidi quando il mondo aveva già svoltato definitivamente verso il .ppt...) e proprio per questo ha saputo mettersi in discussione.

E' un'azienda che conosco bene e che ho studiato come caso utente: negli Stati Uniti ho incontrato Marc Lahr, il loro IT manager. Mi ha colpito la sua visione olistica, che è poi la visione dell'azienda: sono riusciti a consolidare in un unico datawarehouse i dati delle loro 40 (quaranta!) business units e dei loro oltre 50,000 prodotti (si, cinquantamila SKU!). Più di 10,000 persone in 3M accedono quotidianamente ai dati in esso contenuti.

Il loro Global Enterprise Data Warehouse (GEDW) è diventato uno dei casi scuola a livello mondiale in particolare per quanto riguarda l'efficenza operativa e la gestione finanziaria.

E io questa sera guardando il link di questo proiettore ho fatto un piccolo ripasso e messo insieme un po' di tasselli...

Grazie Ale!

Il video di 3M: http://www.3m.com/mpro/index.html
Il caso utente 3M: http://www.teradata.com/t/page/115211/index.html

giovedì 18 settembre 2008

Immagine e reputazione: un boomerang che fa male

Mi capita spesso di trattare il tema della comunicazione, è uno dei temi dai quali sono professionalmente e personalmente attratto.


Uno degli aspetti che mi attrae di più è quello relativo al gap tra immagine e reputazione.

L'immagine te la puoi costruire a tavolino e a volte te la puoi comprare.

La reputazione no. La reputazione - sia come manager che come azienda - te la guadagni ogni giorno. Centimetro per centimetro. Cliente per cliente. Collega per collega. Riunione dopo riunione.

Ed è un lavoro difficile. O ce l'hai nel DNA o fai una fatica bestia a guadagnartela.

Come manager non puoi pensare di apparire all'esterno come un nuovo illuminato e poi trattare quelli che lavorano con te come delle pezze da piedi.

Come azienda non dire di amare l'ambiente e poi non fare la raccolta differenziata dei rifiuti in ufficio.

E costa. Tempo e denaro. Perchè oltre a occuparti del business devi avere la sensibilità di comunicare sempre e con tutti, a partire da chi accoglie i visitatori al passo carraio e da chiunque abbia interazioni con gli stakeholders.

E se non sei coerente diventa un boomerang che fa male.

Perchè nel 2.0 i confini tra quello che vuoi sembrare e quello che sei sono molto labili. I clienti si parlano, i collaboratori si confrontano, il mercato si parla e si ribella.

E si incazza e si indigna, a seconda delle volte

Siccome un esempio vale più di mille parole, vi propongo la storia di Simone, raccontata da sua mamma. La propongo sia nella versione originale , sia nella versione commentata.

mercoledì 17 settembre 2008

Ballando ballando non contiamo più nulla

"L'Italia non conta più niente, siamo fuori dai giochi nello scacchiere mondiale".

E' a lapidaria sintesi di quanto affermato Carlo De Benedetti parlando ad un convegno dell'Aspen Institute, la notizia è riportata da Repubblica a questo link.

E non è un'affermazione (solo) politica, o meglio, certo che lo è, ma il punto è che è vero!

Il mio personale contributo è che continuo a sentire amici che vogliono trasferirsi all'estero per la loro carriera.

Una possibile soluzione? Sempre quella, il Sud del Mediterraneo, che ci stima e ci ammira.
Che ama e conosce il made in Italy, che rispetta la nostra capacità imprenditoriale.

Ma noi siamo pronti per lavorare con il Sud del Mediterraneo? O abbiamo ancora pregiudizi per l'integrazione?

Non ci rimane molto tempo ....

sabato 13 settembre 2008

Il sud del mondo connesso da Google

Google ha annunciato di aver commissionato a Thelis Alenia Space la costruzione di 16 satelliti: serviranno a creare la prima costellazione dedicata a Internet via satellite a basso costo.

Oltre a Google partecipano al progetto - significativamente chiamato "03b Networks", ovvero "Other 3 Billion (di persone) Network" - Liberty Global, una compagnia internazionale per la tv via cavo e la banca HSBC.

I 750 milioni di dollari previsti da questo investimento si trasformeranno presto in un accesso a Internet per quei 3 miliardi di persone che adesso riescono a connettersi poco e male.

Penso che di quei 3 miliardi tanti ancora non riescano addirittura a sopravvivere, ma questo non è un problema di Google.

Penso che Google stia cercando di "coltivare" i next generation internet people, in modo da farsi trovare pronta a offrire i suoi servizi (e la sua connettività, attenzione) ai futuri utenti.

Questo potrebbe contribuire a spostare l'asse tecnologico "Cindia", verso alcuni Paesi dell'Africa, se solo questi trovassero stabilità politica. Mi spiego meglio: alcuni servizi professionali che adesso sono erogati da aziende indiane o cinesi potrebbero essere presto erogati da aziende africane, addirittura in alcuni casi avvantaggiate dalla cultura francofona.

Egitto e Tunisia saranno le prime nazioni a farlo. Scommettiamo?

venerdì 11 luglio 2008

E tu, quanto sei rimasto bambino?

E' proprio vero che in vacanza le prospettive cambiano totalmente.

Le massime preoccupazioni che ho avuto questa settimana sono state:

A) seguire il calciomercato del Torino (che ho seguito anche male... ho saputo dal Balla che abbiamo comprato Amorouso)
B) leggere i quotidiani
C) seguire il nuovo album degli U2 (che è finito, uscira a ottobre, alè!).

Quindi vacanza vera, con contatti quotidiani con l'ufficio.

Ieri l'occhio mi è caduto su un test citato da Luce De Biase su Nova: Quanto sei rimasto bambino?
Lo propone il sito "Niente ansia", insieme ad una miriade di altri test.

Pronti, via. Mi sono collegato e l'ho fatto. Ero incuriosito, perchè osservando le persone sono sempre più convinto che ognuno di noi sia una versione "adulta" di come eravamo da bambini, la nostra vita è come uno specchio retrovisore che riflette come siamo cresciuti e come siamo stati educati.

E' un test veloce e carino, se avete tempo e voglia lo potete trovare qui: test

giovedì 10 luglio 2008

Lo scanner del capo villaggio

In questi giorni sto osservando con attenzione l'equipe del villaggio dove mi trovo in vacanza, a Marispica, in Sicilia.


Sono 64 ragazzi che si impegnano molto e che sono molto impegnati, dal mattino presto alla sera tardi.


Se non li osservi bene non te ne accorgi che si fanno un mazzo così per una manciata di euro, però se guardi attentamente capisci che è tutto sincronizzato come un orologio, tutto il villaggio vive con il tempo scandito dalle attività, senza affanno però. Se sei in vacanza non ci fai caso, e loro sono molto bravi a non metterti fretta.


Se poi osservi ancora meglio capisci le ambizioni di ognuno di loro e capisci cosa vogliono fare. Per alcuni il villaggio è solo di passaggio, un'esperienza estiva e poco più, per altri una necessità, in questa Sicilia disoccupata.


Per altri invece il villaggio vorrebbe essere l'ultima tappa di una gavetta infinita, prima del lancio in tv.


Poi c'è il capo villaggio. Anzi, I capo villaggio. Perchè secondo me sono 5 o 6 gemelli... E' dappertutto, osserva tutto, parla continuamente con l'equipe.


Parla anche con noi, si ferma molto a ridere e a scherzare. Però ha sempre lo scanner in funzione, che non tralascia nessun particolare. Osserva tutto, controlla tutto, anche quando ti sembra che sia uno in vacanza come noi. E ogni tanto tira una frustata ai suoi. Così insegna loro qualcosa.


Ma noi non ce accorgiamo, e il villaggio va avanti con la sua allegria.


E l'èquipe impara un mestiere... Bravo Stefano!

sabato 5 luglio 2008

Pausa per pensare un po'...

E' sata una settimana importante, molti cambiamenti, molti incontri, molte nuove iniziative...

La definirei una settimana bella ma intensa.

La trasferta al Cairo è stata anncora una volta un tuffo in una civiltà affascinante, un mix di culture diverse, di modi di pensare diversi, di religioni diametralmente opposte.

Bello.

Cosa mi porto a casa? Sicuramente l'hummus, gustato e assaggiato sotto una luce nuove e inattesa.

Adesso spengo per qualche giorno, una settimana di vacanza vera, cercando di staccare un po' e di ricaricare le pile... Credo di averne bisogno.

mercoledì 25 giugno 2008

La sponda Sud del Mediterraneo a Milano

Il 30 giugno e il primo luglio a Milano si svolgerà il sesto Laboratorio Euro Mediterraneo.

Si tratta di un importante momento per l’Italia, può essere l’occasione per ricoprire un ruolo da protagonisti nel nuovo mercato di libero scambio tra Europa e Paesi del Mediterraneo.

Un particolare non trascurabile dell’importanza di questo Laboratorio secondo me è dato dalla presenza del sultano Bin Saeed Al Mansouri. Già, ma chi è? E’ il ministro dell’economia degli Emirati Arabi Uniti…

E cosa c’entra con i Paesi del Mediterraneo? Semplice, gli emirati sono il primo investitore nell’aerea del Mediterraneo, potrebbero replicare una Dubai del mediterraneo con tutti i soldi che hanno, anzi, non è detto che non lo facciano.

Bruno Ermolli, presidente di Promos, l’azienda speciale della Camera di Commercio che organizza il Laboratorio è una persona intelligente e di buon senso. In un articolo su Il mondo in edicola questa settimana Ermolli ipotizza una nuova Cina nel bacino del Mediterraneo, individuando in Tunisia e Egitto gli “high potential”per lo sviluppo della regione.

Mi piace tutto questo. Sarà che sto imparando a conoscere meglio i Paesi del Mediterrano, sarà che la reputazione dell’Italia è molto molto alta nell’area.

Mi aspetto un ruolo nuovo dell’Italia nel Mediterraneo, in alternativa sia alla Francia – nella regione ci sono nazioni francofone - che alla Spagna, da sempre molto attiva nella zona.

Fantapolitica? Non credo, basta darsi da fare.

giovedì 19 giugno 2008

Stiamo diventando stoopidi? Seconda puntata (con consiglio finale)

Al di là dei contenuti specifici, sono sempre più convinto che l'articolo di Carr a proposito di Google e la stoopidità diventerà uno spartiacque del due punto qualcosa.

Cosa ci sarà al qua e al di la? Non lo so. Provo a fare qualche ipotesi.

Penso che nasceranno dei supergoogle che daranno il ranking dei ranking partendo dai rank di google.

Penso che saranno gestiti dalle community.

Penso che queste community diventeranno più potenti delle più potenti associazioni on e off line.

Penso che detteranno le regole del mercato e che detteranno alle aziende produttrici le specifiche dei prodotti.

Penso che i rappresentanti delle super community diventeranno i nuovi trend setter, come lo sono i potenti media cartacei e televisivi oggi.

Penso che le aziende molto 2.0 oriented seguiranno quest'onda, e che paradossalmente assisteremo ad un appiattimento del mercato proprio perchè sbilanciato.

E quindi ci saranno due paradossi: il modello "one size fit all" - tipico dei prodotti indistinti e di massa - sarà sbilanciato sull'online, mentre il modello "one size fit one" - tipico del 2.0 si sposterà sull'offline.

Una bella rimescolata, un nuovo strato della Rete.

E poi si ripartirà e tutto cambierà ancora, cambiando di nuovo i modelli distributivi, tenendo conto di questa esperienza.

PS: il mio consiglio del giorno per non diventare stoopidi è: "Se non vuoi essere trovato perchè devi fare qualcosa di più intelligente, prova a spegnere il telefono e/o a chiudere la posta. Quando ti ricollegherai scoprirai con stupore che il mondo è ancora li e che ha continuato ad andare avanti".

Provate. Funziona.






martedì 17 giugno 2008

Google ci rende stupidi? Si, no: dipende da te.

L'articolo di di Nicholas Carr, ex direttore dell'Harvard Busienss Review ha avuto un 'eco deflagrante in tutto il pianeta.

"Is Google making us stoopid?" è il sobrio - si fa per dire - titolo dell'articolo pubblicato su Atlantic (lo trovate qui).

L'articolo non è banale, Carr è molto molto intelligente: ha avuto il coraggio di dire quello che pensano in tanti: quante volte mi sento dire "ma le ore del giorno sono quelle di prima", "manca il tempo per fare tutto", "non si può essere sempre connessi", eccetera.

Bene, io penso che questo articolo sarà uno spartiacque per il futuro, un altra tacca per il futuro delle aziende, del "due punto qualcosa" (Da oggi non sono sicuro che di chiamarlo ancora 2.0) e della digital economy.


Il problema non è diventare stupido o non stupido. Dipende se lo sei già oppure no. Se sei stupido lo diventerai ancora di più, se sei intelligente utilizzerai la tecnologia per migliorare. Sta a te.


E Google non c'entra. C'entra il management, la voglia di cavalcare il mezzo, la voglia di cambiare le regole e di mettersi in gioco.


La voglia di essere messi in discussione, la voglia di ascoltare.


Difficile? No, si tratta di fare le cose semplici.


Un bell'inizio sarebbe quello di parlare di meno e di domandare di più.


Domande aperte, però! Mica che dobbiamo sempre rispondere si o no eh?


E se cominciassimo ad osservare di più i bambini? Sono un laboratorio di comunicazione straordinario, senza tutti i nostri tic e le nostre ansie.

giovedì 12 giugno 2008

Hummus, cibo del mediterraneo (e cibo della pace?)

Ogni tanto qualcuno mi chiede: "Ma cosa mangi quando vai in quei posti?".
"Quei posti" sono i Paesi del bacino del Mediterraneo, che mi capita sempre più frequentemente di frequentare per lavoro.

Beh, direi che normalmente si mangia molto bene, e c'è una sorta di filo invisibile che lega le abitudini e i cibi del Mediterraneo.

Un piatto su tutti secondo me abbraccia tutti i popoli che si affacciano sul mare. E' l'hummus, una salsa semplice semplice originaria del mediterraneo a base di ceci lessati, crema di semi di sesamo, olio di oliva e poco più. Ho trovato una ricetta su google che secondo me è molto fedele all'originale, la trovate qui.

Perchè mi piace? Innanzitutto perchè è buono, perchè è un piatto veloce da preparare, ma soprattutto perchè è conviviale. E' un ottimo antipasto da accompagnare con pane caldo appena sfornato, da condividere in semplicità tra tutti gli ospiti intorno al tavolo.

Mi piace anche perchè arriva da una terra che non conosce mai pace - il Libano - e nonostante questo riesce a unire le tavole di popoli lontani migliaia di chilometri tra di loro, ma evidentemente uniti da qualcosa che loro stessi a volte non riconoscono.

Lo si trova infatti a Istanbul come e al Cairo, a Damasco come nella città vecchia di Gerusalemme, ma anche nei quartieri sunniti, sciiti e cristiani di Beirut.

Penso che tra poco diventerà popolare anche da noi, sarà un altro piccolo tassello di scambio culturale, in aggiunta ai tanti cibi con cui abbiamo imparato a convivere.

A proposito... una riflessione serale: tra due anni entrerà in vigore la Dichiarazione di Barcellona, che nel 1995 ha sancito che nel 2010 entrerà in vigore un'area di libero scambio tra l'Europa e i Paesi del bacino del Mediterraneo, creando un mercato di oltre 800 milioni di persone tutti con le stesse regole del gioco.

Dite la verità: lo sapevate? Date comunque un'occhiata qui

Domanda: ma se nel 2010 entrerà in vigore questa nuova area di scambio, se l'Italia - come è vero, ed è vero - ha una reputazione molto molto elevata in questi Paesi, che ruolo avrà tutto questo nell'Expo di Milano del 2015?

Lo andrò a cercare.

mercoledì 4 giugno 2008

The Customer come second (Urca!)

Questa e' forte, la definirei proprio una provocazione.

Il detto "Customer first" sta diventando anacronistico. Tattico direi. Operational, direbbero altrove.

Non sono impazzito, chi mi conosce sa che ho una elevata propensione all'ascolto e alla soluzione dei problemi dei clienti, esterni ed interni.

Lo spunto di questo post me lo ha dato una presentazione di quel genio di Tom Peters, il cui titolo e' proprio "The customers come second". La trovate qui .

Mi e' piaciuta perche' e' assolutamente in linea con quanto dice Collins sulla leadership di quinto livello e sui temi della capacita' di ascolto dell'impresa e del management.

Cosa dice in sostanza Peters? Prima devi fare la squadra, devi avere la gente giusta, le persone giuste.

Motivate e contente del loro lavoro, del loro ruolo nell'organizzazione qualunque esso sia.

Devi costruire e gestire un'organizzazione in grado di supportare e di reagire alle richieste del mercato, anche se non previste dalle procedure e dagli schemi (come scrissi anche nel post sulle aquile e sulle anatre).

Poi, solo poi, ti potrai preoccupare del cliente, che in questo senso viene dopo.

Allora sarai in grado di servirlo e riverirlo, di supportarlo e di aiutarlo. E lui si fidera' di te. E comprera' ancora.

E dal fidarsi nascera' la fiducia, e dalla fiducia la loyalty.

Per l'impresa sara' naturale crescere con lui e per lui sara' naturale crescere con l'impresa.

Lui sara' "second", ma solo alla capacita' dell'impresa di ascoltarlo.

Forte Peters. Mi ha aiutato ancora una volta.

giovedì 29 maggio 2008

La Lectio Magistralis di Marchionne e "Good to Great" di Collins

Sergio Marchionne ha tenuto una Lectio Magistralis al Politecnico di Torino, in occasione della laurea Honoris Causa che gli è stata assegnata. Il suo intervento integrale è qui.

E’ partito dalla fine del tunnel, ovvero dal 2005, quando l’azienda ha cominciato a guadagnare – vendendo auto – dopo 17 quarter consecutivi di perdite.

E per sigillare l’importanza di quel fatto scrisse una lettera ai suoi dipendenti, nella quale sottolineava l’importanza della persona come elemento chiave. Lettera che Repubblica ha pubblicato ieri e che è stata il fulcro dell'intervento di Marchionne.

Cito testualmente: “quello che intendo dire è che il rispetto per gli altri deve rimanere un valore essenziale in tutto quello che farete. E’ l’unica cosa che rende davvero persone…. Il progresso dipende in gran parte da quanto saremo in grado di costruire una società pluralista e multiculturale”.

Già, ma cosa c’entra questo con Collins? Quello del libro Good to Great.

C’entra, c’entra.

Nei primi tre capitoli Collins affronta il tema del leader di livello 5 e della squadra.

Provo a dire la mia su quello che ho capito: ci sono dei leader che “vanno oltre”, ovvero sono talmente avanti da poter garantire la crescita sostenibile dell’impresa anche dopo di loro.

Anzi in realtà fanno un passo indietro, perché cercano di apparire poco e valorizzano chi lavora con loro.

Costruiscono il futuro dell’impresa.

Prima creano la squadra. Poi affrontano il mercato.

Prima la squadra, poi il mercato.

E nella squadra vogliono gente motivata, manager che abbiano voglia di fare.

Che sappiano fare, ma soprattutto che sappiano far fare.

Una volta che hanno fatto la squadra possono affrontare qualsiasi situazione, possono anche cambiare strada, la squadra li supporta e li segue.

Provo a fare una forzatura: puoi imparare tutti gli strumenti del mestiere che vuoi, puoi spaccarti la testa a studiare tutte le discipline d’impresa che vuoi, puoi avere le lauree o gli MBA, ma questo non è sufficiente a farti diventare un leader.

Se nella tua storia personale non c’è la sensibilità di capire con chi stai lavorando, se non costruisci una squadra umile ma determinata a perseguire il successo dell’impresa non eccellerai mai nel management.

Perché nella parola “management” c’è MAN, UOMO.

Diciamo PERSONA

martedì 27 maggio 2008

E se adottassimo il modello bavarese per l´Expo?


In questi giorni mi trovo a Monaco di Baviera per lavoro. E´una citta´che mi e´sempre piaciuta e che trovo molto vicina alla nostra cultura.
Dato che Monaco ha 1.300.000 abitanti, e´abbastanza paragonabile a Milano.

Ci sono 3 cose che mi fanno impazzire di questa citta´:

i trasporti pubblici
il verde
le piste ciclabili
A questo proposito cito solo qualche fatto: 6 linee di metropolitana urbana e 10 (dieci!) linee di
metropolitana extraurbana. Vuol dire che puoi abitare in una cascina e lavorare downtown, tanto in max. 40 minuti arrivi dappertutto.

Il verde e´ davvero tanto, pulito e ben curato.

Ma le piste ciclabili... questo e´quello che mi fa piu´impazzire: ce ne sono 900 - si novecento! - chilometri in citta´, tutte con corsia riservata e guai a camminarci dentro.

Sto seguendo attentamente i piani di Milano per l´Expo, ci sono dei bei progetti anche per le piste ciclabili, oltre che ovviamente tutta l´urbanistica.

Ci conto e ci spero. Ce lo meritiamo.


domenica 25 maggio 2008

Intervallo indiano... (per sorridere un po')

Ieri pomeriggio Marco mi ha mandato una mail simpatica.

Nella mail non c'era testo, solo il subject che diceva "Per il tuo blog".
Ci credo, le immagini contenute nella mail sono self explaining e parlano più di molte parole.
Ah si, in fondo alle immagini c'era una frase in iglese che recitava più o meno così "Queste sono immagini provenienti dall'India, dove chiamiamo i nostri help desk quando abbiamo un problema al computer"
Forte!
PS: ieri come promesso ho comprato il libro di Jim Collins "Good to Know". Vi farò sapere.






venerdì 23 maggio 2008

Jim Collins e la leadership di 5° livello

Lunedi sera sono andato in Bocconi all'incontro organizzato dall'AMSDA con Egon Zehnder, e ottimamente moderato dall'amico e compagno di MBA Luca Martinetti Osculati.

Mi interessava l'accattivante tema della serata, SUCCESSFULLY MANAGING YOUR CAREER IN A CHANGING GLOBAL ENVIRONMENT , che infatti è stato analiticamente trattato bene dai consulenti di Egon Zehnder sotto 3 importanti aspetti:
  • il mercato
  • l'azienda
  • la persona
Ovviamente uno degli aspetti per me più interessanti della serata è stato per me il tema della leadership, e mi è piaciuto molto il punto di vista esposto, ovvero la diametricamente opposta posizione tra il manager - "che sta in cima alla piramide", "agisce per comando", "usa la gerarchia" - e il leader, che ha una posizione diametrialmente opposta: "ispira", "guida con l'esempio", "non appare mai al top".

E hanno citato come esempio di tutto ciò il professor Jim Collins, che ha teorizzato la "leadership di 5° livello".

Vi invito a leggere subito la definizione che viene data sul sito di 12manage, il sito che consulto spesso per le definizioni di management.

Fatto? Interessante, vero? A riprova della sostenibilità della teoria, Collins ha analizzato e pubblicato in un libro i casi di aziende guidate con questo tipo di leadership che hanno avuto crescite continue per 15 anni consecutivi.

Cosa mi sono portato a casa dalla serata in Bocconi (in aggiunta all'aver incontrato un po' di amici?).

Che le aziende guidate dalla gerarchia non saranno le più performanti, che ci saranno sempre più leader che guideranno le imprese con fermezza ma sottovoce, che conteranno di più gli esempi dei leader.

Che i riti, i miti e le leggende all'interno delle organizzazioni saranno alimentati da questi esempi concreti e silenziosi, in grado di motivare e ispirare tutti.

Perchè se non vai a lavorare motivato è dura. O no?

Ah, il libro di Collins si intitola Good to Great. Lo andrò a comprare sabato.
Poi vi racconto.

mercoledì 21 maggio 2008

Tic Toc. Tic Toc... La roccia diventa spugna

La roccia è l’azienda. Solida, inespugnabile. Impenetrabile.

Tanto più aveva un vantaggio competitivo difendibile sul mercato – alla Porter, per intenderci - tanto meno si preoccupava di ascoltare quello che succedeva fuori.

Ma adesso la roccia è diventata spugna, è permeabile alle sollecitazioni, interne ed esterne.
Il 2.0 avanza impetuoso, i clienti si parlano, si confrontano, si scambiano opinioni.

E spostano quote di mercato. Che condizionano i conti economici delle aziende.

Pensateci bene: chiunque di noi prima di comprare qualsiasi bene durevole va a fare una ricerca su Internet per captare le opinioni sul prodotto o servizio target, e spesso queste opinioni influenzano le nostre scelte.

Bene. Lunedi Corriere Economia a pag. 26 ha pubblicato un bell’articolo sul tema dal titolo “Barilla, Pirelli e le altre all’esame del blog”.

L’articolo evidenzia l’attenzione che le aziende italiane (più illuminate) stanno cominciando a dare all’importanza dei blog e di tutto quello che si dice dei loro prodotti on line: tra le altre vengono citate Barilla, Fiat, Pirelli, l’Oreal, Citroen.

Siamo veramente al centro di un fenomeno tanto veloce quanto impercettibile e inesorabile.
Negli USA Nielsen (con BuzzMetric) e Umbria hanno prodotto software di analisi semantica in lingua inglese, mentre in Italia Blog Meter e ActValue Consulting offrono software specializzato per il monitoraggio in lingua italiana.

E questa nuova ondata influenza anche la comunicazione delle aziende e le società di relazioni pubbliche si stanno attrezzando: ascoltano, sintetizzano, suggeriscono alle aziende come fare a valorizzare questo patrimonio infinito di informazioni che il mercato si scambia quotidianamente sul loro conto.

E siamo solo all’inizio.

domenica 18 maggio 2008

Organico e meccanico. Le aquile e le anatre.

Oggi sono andato a rileggere gli appunti del corso di organizzazione 1 all'MBA.

Ho riletto la teoria elaborata da Burns e Stalker nel 1961 sui sistemi meccanici e organici.


E ho provato a semplificarla, paragonandola alle aquile e alle anatre.


La aquile sono le organizzazioni che hanno dipendenti che volano alto e riescono ad avere dei punti di vista e delle prospettive più ampie, orientate al problem solving.


Sono le organizzazioni che quando entrano in contatto con i clienti li trattano come tali. E quando i clienti contattano queste organizzazioni vengono trattati come tali.


"Buongiorno sig. xx". "Cosa posso fare per lei oggi?". "Mi dispiace che lei abbia avuto questo problema". "Attenda un attimo che le passo il mio collega che la aiuterà a risolverlo". "Vuole lasciarmi un recapito in modo che la possa far richiamare nei prossimi 10 minuti?".


Sono le frasi tipiche delle aquile. Gente motivata, orientata a trovare una soluzione, a ridurre il disagio dei clienti, abituata a lavorare in un ambiente organizzativo organico, che cambia cliente dopo cliente, situazione dopo situazione, telefonata dopo telefonata.



Compagnie aree, aziende di telefonia, soccorso stradale: sono i più immediati esempi di aquile che mi vengono in mente.


E poi ci sono le anatre. Abituate a starnazzare.


Sono le organizzazioni con le quali il cliente si scontra, con le quali il rapporto è sempre difficile, dove il cliente non è mai trattato come tale, ma come uno scocciatore.


"Non è previsto dal contratto, quack quack". "Provi a richiamare domani, quack quack." "Non la possiamo aiutare, quack quack". " "Non diamo assistenza telefonica, quack quack".


Sono le organizzazioni meccaniche, dove tutto è previsto dal processo ed è tutto molto rigido. Tutto molto formale e previsto dalla procedura.


Tutto questo impatta con la cultura organizzativa e manageriale dell'impresa. A tutti i livelli, compreso l'IT.


Sono aquile quelle aziende che dialogano con tutta l'organizzazione. Che riescono a trasferire a ogni singolo aquilotto l'importanza di ascoltare e di aiutare il cliente sempre e in qualsiasi situazione.


Sono aquile quelle aziende che capiscono l'importanza di mettere a disposizione dei loro aquilotti i dati utili per avere informazioni, ovunque si trovi l'aquilotto: in un aeroporto sperduto, o in un call center, o in mezzo al nulla.

Sarà che è il mio settore, però la disponibilità dei dati a tutti livelli è uno degli aspetti critici per il successo di un'organizzazione aquila. E tutt'altro che scontato.

giovedì 15 maggio 2008

Il genoma di 23andme

Il supplemento Nova del Sole 24 Ore di oggi è particolarmente ricco di articoli interessanti e di spunti di riflessione.

Una notizia su tutte mi ha colpito: due signore, Linda Avey e Anne Wojicki (in America, guarda caso…) hanno fondato una azienda specializzata sul genoma umano.

Non è la prima, e non sarà certamente l’ultima, certo. Però ha qualcosa di diverso, che ha scetenato il mio interesse, ovvero la business idea sottostante e la componente “sociale” del progetto.

Provo a sintetizzare: 23andme - che prende il nome dalle 23 coppie di cromosoni che formano il Dna umano - ha creato e messo in commercio un kit per per la raccolta del Dna personale tramite la saliva.

Una volta raccolto il campione, il cliente lo invia all’azienda, che lo analizza, crea una casella on line protetta.

L’azienda effettua analisi, comparazioni, chre un profilo di riferimento, evidenza le predisposizioni genetiche del cliente (sei un atleta? Possiedi doti artistiche?...), - ma anche le intolleranze e le allergie - e permette al cliente di creare on line il suo albero genealogico, che più è completo più fornisce informazioni utili per lo screening genetico del cliente.

Il servizio costa 900 dollari, non proprio alla portata di tutti. Ma credo che sarà destinato a scendere man mano che aumenteranno i clienti e la concorrenza.

E più aumentarenno i clienti più aumenteranno le casistiche di studio, ecc. ecc.

Geniale. I clienti possono arrivare da ovunque nel mondo, magari qualche servizio sanitario nazionale di qualche Paese contribuirà alla diffusione del servizio.

E da questo servizio ne partiranno altri, collegati alla ricerca scientifica e alla contribuzione di massa.

Il modello di business è per il momento “nothing free”, ma penso che potrebbe evolvere a una componente “freemium”. (A proposito: quali sono i modelli di business 2.0? Ne parlerò a breve)

Dimenticavo: scommettiamo che 23andme sarà un’azienda di successo? Prima non avevo scritto che Anne Wojicki, oltre a essere una brava biologa, è la moglie di Sergey Brin, il fondatore di Google….

mercoledì 14 maggio 2008

La via italiana per il digitale

Passa dalle pagelle scolastiche la via italiana per il digitale. O meglio, una delle vie italiane.

La notizia è questa: il Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha annunciato al Forum della Pubblica Amministrazione in corso a Roma che dal 2010 la pagella cartacea andrà in pensione.

Tutto sarà in digitale su Internet, tutti i voti saranno consultabili via web dai genitori. Gli esperimenti fatti spontaneamente da alcune scuole sono positivi.

L'idea mi piace, siamo tutti sempre di corsa e l'idea di fruire delle informazioni on demand è una delle cose che mi piace di più. Sia chiaro, non solo per la pagella in se, ma per tutto ciò che riguarda la vita scolastica dei figli. Un sistema di feedback continuo e di interazione con la scuola e con i figli, in aggiunta ai colloqui con gli insegnanti. Ecco quello che mi piace.

And there is a but, direbbero altrove: il tema è quello del "digital divide", ovvero come fare per raggiungere tutti quelli che sono privi di accesso a internet, che non sanno usare il computer, che non hanno il computer, perché magari hanno altri bisogni da soddisfare prima…

E qui lo Stato dovrebbe giocare il suo ruolo, aiutando chi è più indietro a colmare il gap e a stare al passo con gli altri, e aiutando così la collettività a crescere e a competere.

In questi giorni mi trovo a Londra, dove lo scorso mese di gennaio il governo ha annunciato un programma analogo di "digitalizzazione" delle pagelle, anche loro entro il 2010: proverò per curiostà a fare un test con i colleghi, per capire cosa ne pensano.

Chiudo con due numeri e una domanda.

Primo numero: la documentazione della PA ammonta a due miliardi di pagine l'anno (si, avete letto bene: 2 miliardi di pagine), che costano il 2% del pil.

Secondo numero: lo Stato si nutre con 2500 moduli diversi. Basterebbe digitalizzare il 10% delle certificazioni per risparmiare 3 miliardi di euro l'anno.

La domanda: qual è la penetrazione dei pc e degli accessi a internet delle famiglie italiane? La cercherò.

lunedì 12 maggio 2008

Io sto con Matrix

Ieri il Torino si è (finalmente) salvato. Un altro anno di sofferenza è finito, adesso aspettiamo che arrivi agosto per ricominciare a soffrire. Speriamo solo di soffrire un po' di meno.

Ma non è questa la notizia calcistica di ieri, lo so bene. E' che volevo togliere ogni dubbio sul post che sto scrivendo.

La notizia di ieri è il "match point" mancato dall'Inter. E della sfiga nera che ha avuto, oltra a un po' di sano autolesionismo.

E tutti addosso a Matrix, all'anagrafe Marco Materazzi da Lecce.

Ha preso una traversa, si è trovato sulla traiettoria di una schiopettata destinata alla rete avversaria, ha voluto tirare lui il rigore del possibile scudetto, facendo arrabbiare il compagno di squadra designato.

E l'ha sbagliato. E allora?

Se avesse segnato tutti a osannarlo come l'eroe dello scudetto, l'uomo squadra che ha voluto a tutti i costi sigillare il campionato con la sua determinazione, la sua grinta e la sua tenacia.

Come a Berlino 2 anni fa? Ricordate? Il gol di testa del pareggio e la mano alzata al cielo come dedica alla mamma?

Ecco, Materazzi è così. Fuori dal campo è un ragazzo semplice che non se la tira tanto, come tutti quelli che si sono fatti il culo con la gavetta. Perchè Matrix quando era a Perugia e giocava in squadra con Ringhio Gattuso ha avuto anche fame, non era certo ricco.

E in campo gioca e ce la mette tutta. Vuole vincere. Si prende dei rischi e a volte sbaglia. Ma se non sbagli non vincerai mai... Ieri è stato l'ultimo a uscire dallo spogliatoio e senza tirarsi indietro ha ammesso i suoi errori (tra ieri e oggi sul suo blog ci sono stati quasi 500 commenti, e non tutti interisti).

E noi tifosi sappiamo bene quanta grinta ci mette. Altrimenti non lo ameremmo quando gioca in Nazionale, no?

mercoledì 7 maggio 2008

Andy Wharol e il concittadino Al Gore

"In futuro tutti saranno famosi per quindici minuti". Lo diceva Andy Wharol in tempi non sospetti.


Il concittadino premio Nobel per la Pace Al Gore (è diventato cittadino onorario della città di Milano) contribuirà a renderlo possibile: domani, 8 maggio, sul canale 130 di Sky partirà la versione italiana di Current, la TV creata e voluta dallo stesso Al Gore.


L'idea è bella e mi piace. Con Current TV si passa da una televisione a senso unico a una televisione bidirezionale, fatta dal pubblico. Nel senso che Current trasmetterà filmati e contenuti prodotti dagli ascoltatori.


Non c'è palinsesto, verranno trasmessi i filmati fatti dagli utenti. E il pubblico voterà i migliori.


A parte l'interattività, mi piace anche la nuova idea di contenuto pubblicitario che Current proporrà: oltre ai break pubblicitari tradizionali e alle sponsorizzazioni con marchio integrato, ci sarà anche l'autoproduzione pubblicitaria: le aziende potranno chiedere di attivare gli utenti e i filmati verranno votati on line.


E mi piace anche la multicanalità: il sito di current propone i filmati fatti dagli utenti.


Insomma, il web va sulla tv e la tv va sul web. Un bell'esperimento in ottica 2.0.


Lo osserverò con attenzione.

lunedì 5 maggio 2008

Lui, lei, l'altro

Ok, provo a dire la mia sulle mancate nozze tra Microsoft e Yahoo.

E sul terzo incomodo, Google.

Ruoli: Microsoft è "lui", Yahoo è "lei", Google è "l'altro".

Lui avrebbe voluto sposare lei per tanti motivi: perchè dal matrimonio potevano nascere dei benefici interessanti per gli azionisti; perchè c'è la ricca torta della pubblicità on line da conquistare; perchè c'è il mercato delle applicazioni desktop da difendere; perchè il mondo sta cambiando e vogliamo accedere a tutte le informazioni sempre, ovunque e con qualunque device, non solo dal pc e dall'ufficio.

E perchè l'altro (Google) è tosto da matti, è sveglio e ha le idee chiare a proposito di tutto ciò che riguarda il 2.0 e dintorni.

Una bella acquisizione avrebbe ribilanciato il mercato e creato nuovi equilibri tra i giganti.

Ma non se ne è fatto niente. E tutto torna come prima? Certo che no. Innanzitutto gli azionisti di Yahoo saranno un po' nervosi e viceversa gli speculatori di queste settimane un po' eccitati (tra poco chiuderà wall street e yahoo sta segnando un bel -15%...).

E poi si è aperta una crepa, che diventerà uno squarcio, che diventerà un terremoto.

Penso che Microsoft cambierà ancora una volta strategia, così come fece agli albori di Internet, e che investirà tonnellate e tonnellate di dollari sul 2.0, dato che non è riuscita ad acquisire Yahoo.

Penso che Yahoo abbia rifiutato il matrimonio perchè in realtà sia più attratta dall'altro, insomma Yahoo e Google sono più sinergici che non Microsoft e Yahoo. E l'altro non è detto che debba proprio essere Google, potrebbe essere AOL Time Warner, o qualcun altro che opera nel campo dei media. L'altro non è un azienda IT.

E poi Microsoft e Yahoo non sono sinergici: Yahoo sarebbe stata strumentale a Microsoft, non sinergica.

E i giovanotti di Yahoo non hanno intenzione di sparire e ritirarsi: non proprio adesso che Internet sta cambiando ancora pelle, non adesso che comincia il bello.

Se Filo e Young - i fondatori di Yahoo - riusciranno a convincere gli azionisti circa il rifiuto di ieri, ne vedremo delle belle.

mercoledì 30 aprile 2008

la bufala della bufala

Tutto secondo copione.

Si è definitivamente spenta l'eco mediatica sulla mozzarella di bufala alla diossina. (vedi post del 6 aprile)

Infatti solo il 14 per cento del latte sospetto è risultato contenente tracce della pericolosa sostanza.

Latte che non è mai entrato in produzione, e che era già stato sequestrato e segnalato alle autorità preposte.

Ne hanno parlato sia i giornali italiani, tipo il Messaggero , sia i giornali stranieri (ieri ero ad Istanbul e ho letto questa notizia sulla mozzarella di qualche giorno fa) su Turkishdailynews

Cosa significa tutto questo? Secondo me il sospetto di una mossa mediatica ad orologeria promossa per screditare l'Italia a livello internazionale rimane.

Ma la notizia ancora più importante è che i controlli sanitari in Italia funzionano, e funzionano bene. Ne avevamo già avuto la prova durante i mesi difficili della mucca pazza e dell'aviaria. ne abbiamo avuto la riprova in questi giorni con la mozzarella di bufala.

Che si è rivelata quello che avevamo sospettato potesse essere. Una bufala, appunto.

lunedì 28 aprile 2008

Anytime, Anywhere, by Anything and Anyone. E' u-Japan, baby

15 euro al mese per essere sempre connessi. Sempre, ovunque, tutti, e con qualunque device.
E’ quello che succederà in Giappone nel 2010, quando tutti i 127 milioni di giapponesi potranno collegarsi alla banda larga principalmente grazie a NTT, il principale operatore telefonico del Paese.

Il progetto è stato annunciato nel 2004 dal governo Koizumi è ora in fase avanzata, e proprio a partire dal 2010 avrà la quasi totale copertura dell’intero territorio a 100 megabit al secondo.

Ci sono opinioni contrastanti sul ritorno atteso dall’investimento in infrastrutture, ma l’aspetto che più mi interessa è l’impatto che questa gigantesca operazione di livellamento sociale avrà sulla vita dei giapponesi.

Di tutti i giapponesi, compresi gli anziani, dato che l’aspettativa di vita è di 82 anni e nascono sempre meno bambini….

Cambierà la cura della salute, l’educazione scolastica, la formazione professionale, i trasporti pubblici e privati. Cambiare l’approccio e la fruibilità del lavoro. Insomma, cambierà radicalmente il loro modo di vivere e di lavorare.

Ah, ecco due dati per far capire meglio di cosa stiamo parlando: in Giappone hanno investito in questo progetto l’equivalente di 49 miliardi di dollari con la tecnologia Ftth (fiber to the home, fino in casa), per arrivare al 95 % di copertura del territorio.

In Italia l’investimento previsto dal principale operatore telefonico - Telecom Italia – è l’equivalente di 237 milioni di dollari entro il 2009 nella tecnologia Fttc (fiber to the curve, fino alla centralina che poi smista fino alle abitazioni).

Meno dell’1 % dell’investimento giapponese.

E’ u-Japan, baby.

mercoledì 23 aprile 2008

Il pesto, la carbonara e l'EXPO

Lo chef statunitense di origine coreane James Bowien ha vinto il secondo campionato mondiale di pesto genovese al mortaio, campionato che si è svolto a Genova lo scorso week end.

Qualche giorno prima Gambero Rosso aveva assegnato il premio per la miglior carbonara di Roma allo chef tunisino Nabil Hadji Hassen, dell'Antico Forno Roscioli di Roma.

E si è scatenata la bagarre. Ma come? Il miglior pesto al mortaio fatto da un cuoco americano? La miglior carbonara fatta da un tunisino? E' uno scandalo, commenta una parte.
No, è un segno della centralità della nostra cucina e un segno di integrazione e internazionalizzazione, commenta un'altra parte.

Ne sta parlando con competenza e attenzione anche Paolo Massobrio in questi giorni, e lo ha commentato anche Luca Doninelli con la consueta lucidità sul blog di Paolo (Massobrio) e Marco Gatti. Io penso che questi due premi siano una buona cosa, per molte ragioni.

Quando sono in giro in Europa per lavoro ne vedo di tutti i colori, assisto al pietoso appiattimento del gusto che spesso contraddistingue i pranzi di lavoro, specie nelle grandi convention (alzi la mano chi non ha mangiato l'anonimo salmone ai so called gala dinner che di gala hanno sempre meno, e di dinner poco o niente).
Sono contento che chef non italiani ricevano premi - in Italia! non all'estero - perchè sono bravi a cucinare piatti italiani, vuol dire che li riproporranno bene in giro per il mondo. Vuol dire che siamo un punto di riferimento, che dietro c'è una storia.

Viaggiando spesso anche in Paesi un po' più lontani da noi, mi riferisco ai Paesi del bacino del Mediterraneo sia in Africa che in Medio Oriente, noto una stima e un rispetto per noi italiani, e noto anche una certa somiglianza e una assonanza culturale, legata al cibo, alla storia e alla tradizione.

E tra sette anni l'Italia ospiterà l'Expo Universale. E' un'occasione unica, non ci saranno repliche, non ci saranno altre opportunità come questa. Potrebbe essere un'ottima occasione anche per rafforzare la nostra cultura del cibo nel mondo, potrebbe essere anche questo un tassello per favorire l'integrazione in Italia e buttare giù qualche muro.

Potremmo (ri)diventare veramente uno dei punti di riferimento per l'interscambio di tutto il bacino del mediterraneo, in una sorta di corso e ricorso storico, condividendo il nostro infinito patrimonio gastronomico con tutti i popoli.

Messaggio in semi codice per Paolo Massobrio: Paolo, questa volta giochiamo in casa...

martedì 22 aprile 2008

Tutti connessi. Sempre connessi

Un milione e seicentomila al giorno, centosessantamilioni in Q4, quattrocento ottanta milioni in un anno.
Sono i telefoni venduti da Nokia nel 2007.

Considerando che Nokia detiene circa il quaranta per cento del mercato, vuol dire che - milione piu', milione meno - nel 2007 nel mondo sono stati venduti ben oltre un miliardo di telefoni.
Numeri destinati a crescere vertiginosamente anche negli anni a venire, tanto che la previsione di Nokia e' che nel 2015, oltre 5 miliardi di persone saranno sempre connesse.

Che e' diverso da dire che ci saranno cinque miliardi di telefoni.

Vuol dire che vivremo sempre on line, vuol dire che cambiera' ancora il nostro rapporto quotidiano con la tecnologia.

Vuol dire che dovremo imparare a convivere con questa connessione perenne e che dovremo trovare il modo di gestirla, perche' cambiera' ancora il concetto di lavoro e vita privata, e secondo me dobbiamo trovare il modo di gestirla bene a vantaggio della nostra qualita' della vita.
Intendo dire: adesso la connessione perenne e' gia' abbastanza possibile, la tecnologia gia' ci aiuta.

E rappresenta ancora un vantaggio competitivo, perche' rende piu' veloci e piu' immediate le interazioni, che pero' sono rappresentate quasi totalmente da file e da email, oltre alla voce, of course.

Quando saremo tutti connessi non ci sara' piu' il vantaggio competitivo dato dalla connessione proprio perche' saremo tutti connessi, ci saranno altri vantaggi: le mail saranno sostituite da qualcos'altro, molti processi saranno piu' automatizzati e non richiederanno piu' tante interazioni come adesso. Probabilmente ci potremo spostare anche di meno, tanto la videotelefonia on the road diventera' una commodity, e l'uso della mail si ridimensionera', dando spazio a veloci e stringati instant messages che sostituiranno gli sms....

Se la sapremo usare a nostro favore, intendo come persone prima che come professionisti e come aziende, la connessione perenne ci potra' aiutare a vivere meglio. E a lavorare meglio per le nostre aziende.

Cominciamo a organizzarci, il 2015 e' dietro l'angolo..

lunedì 21 aprile 2008

Tre punto zero o due virgola?

Il Mondo in edicola questa settimana pubblica a pagina 79 una notizia molto interessante, già al centro di molti e appassionati dibattiti in rete.

Il titolo è "Google scrive anche senza rete" e riferisce della fase B di Google per la conquista del desktop, ovvero le applicazioni che funzionano anche senza essere connessi a internet.
La notizia non è banale, come non lo sono mai le notizie che riguardano Google: è l'anticamera del 3.0 dicono in molti. No, è un'evoluzione del 2.0 dicono altri.

In sostanza è l'inizio della connessione senza pc, se vogliamo idelamente è il ritorno al terminale senza disco fisso, con le applicazioni che risiedono in remoto senza bisogno di essere installate su ogni computer.

A parte l'aspetto tecnologico (per funzionare senza connessione a internet, le Google Apps hanno bisogno di Gear, una tecnologia che Google già utilizza, e che opera come plug del browser), quella che mi interessa seguire è l'impatto che questo avrà sulle imprese, ovvero: il 3.0 avrà un impatto anche sul modo con cui le aziende gestiranno il business, così come ha fatto e sta facendo il 2.0 – non per caso chiamato anche management 2.0?

Probabilmente si, anche se è presto per capirne tutti gli aspetti. E ritornerò sul tema.

Ah, la scorsa settimana Google ha annunciato i dati del quarter. Profitti in crescita del 31% a 1,32 miliardi US$, fatturato in crescita del 42 % a oltre 5 miliardi di dollari: l'azienda ha dichiarato di non essere stata intaccata dalla crisi dei mercati iniziata con effetto domino dai mutui subprime….

domenica 20 aprile 2008

Aiutoooooo: e' festa per i nuovi maleducati

La notizia e' in prima pagina sul Sole 24 Ore di oggi.
Air France e' la prima compagnia a consentire le telefonate a bordo dei propri aerei nei cieli d'Europa. Vabbe', non tutti i voli, per adesso solo qualcuno. E solo sei cellulari contemporaneamente. Pero' e' l'inizio di un trend.

Anche TAP e Ryanair hanno annunciato di voler iniziare il servizio a breve, a mio modo di vedere con due obiettivi diversi: TAP per offire un servizio in piu' ai propri clienti, Ryanair per poter abbassare ancora di piu' il prezzo dei biglietti, come ha fatto attentamente notare Antonio Dini.

Mi piace l'analisi di Antonio, mi piace il suo blog che leggo abbastanza spesso e mi piacciono le sfumature che ha colto sul fatto che non tutti i passeggeri siano interessati al servizio, perche' magari vogliono rilassarsi un attimo.
Almeno in aereo, che e' rimasto l'ultimo santuario sociale inviolato dalla presenza dei telefonini...

E io sono preoccupato. Preoccupato per quelli che io chiamo i nuovi maleducati. Non sono i bambini. Non sono i ragazzi. Sono gli adulti, che ovunque siano urlano le loro cose al telefono incuranti dei presenti.
E urlano in autobus, in strada, in treno, adesso anche in qualche tratto della metropolitana.

No, non dateci il telefono in aereo. Per favore.
Al limite dateci solo l'email. Anzi no, che poi i nuovi maleducati cominciano a urlare le loro cose con Skype.

sabato 19 aprile 2008

Cogito ergo sum. We think therefore we are.

Lo scambio di idee. Il confronto continuo. Il feedback reciproco. E’ questo il fulcro di Charles Leadbeater.

“You are what you share”, recita il primo capitolo del suo ultimo libro “We think”. E il suo slogan è proprio “We think, therefore we are”, nuovo e attuale pensiero cartesiano, reso attuale dall’innovazione di massa possibile con il 2.0.

Anche il modo con cui è stato pensato e scritto il libro è in versione 2.0: durante tutta la fase di stesura del libro, Leadbeater ha reso disponibile on line i capitoli su cui stava lavorando, ricevendo migliaia di feedback e commenti costruttivi che lo hanno aiutato a cristallizzare meglio il suo pensiero.

Azione coerente con la teoria espressa.

I primi tre capitoli del libro sono scaribili on line dal suo sito, e sono un mare di informazioni e di stimoli utili per tutti noi.

Ancora una volta il 2.0 può aiutare noi e le nostre aziende a lavorare meglio. E a essere più produttivi.

giovedì 17 aprile 2008

La community esce dal web: il popolo di Zooppa si incontra.

Milano, sabato 19 aprile alle 14 al Parco Sempione, al lato della piazza del Castello Sforzesco: è lo Zooppa Happening Program, l’appuntamento del popolo di Zooppa.

Baci, abbracci, presentazioni reciproche… ma dalle 14,30 si comincia a lavorare tutti insieme, proprio secondo lo spirito di Zooppa.Alle 17,00 happy hour al bar all’interno del parco e alle 18,00 ci si saluta e ci si rituffa nel web.

Virtuale e reale. Reale e virtuale. Le community vivono, si confrontano, si conoscono, crescono e lavorano insieme.

Zooppa è la community di social advertising, che permette alle aziende di commissionare una campagna pubblicitaria, a fronte del pagamento di una somma concordata.

Chi sviluppa la campagna?I talenti creativi iscritti a Zooppa, of course.
Virtuali e reali.

E che hanno già sviluppato campagne anche per Agos, Invicta, Enel...

martedì 15 aprile 2008

Il tuo film può unire il mondo? E' Pangeaday


L'idea è tanto semplice quanto devastante, ed è un altro importante passo avanti nel mondo 2.0.

Il 10 maggio 2008 per 4 ore, in oltre 180 nazioni del mondo, milioni di persone vivranno un'esperienza mediatica unica, guardando in contemporanea i video di Pangeaday.

Oppure si recheranno nei teatri e nei luoghi di Pangeaday per vivere questa giornata insieme ad altri, idealmente tutti connessi, tutti insieme contemporaneamente.

Il progetto è nato da un'intuizione della regista Jehane Noujaim, che nel 2006 vinse ilTed Prize, Jehane annunciò di voler oragnizzare una giornata in cui unire il mondo con il cinema. Non è meraviglioso? (Pangea è il nome con il quale viene comunemente chiamato il gigantesco ammasso antecedente la nascita dei continenti).

Dalle 18 alle 22 al Cairo come a Londra, a NY come a Rio, ma anche a Milano - al Teatro Franco Parenti per esempio - verranno proiettati i 24 corti finalisti scelti tra oltre 2500 candidature spontanee.

Per me è uno straordinario momento di condivisione del 2.0, che unisce tecnologia e arte (in questo caso il cinema). Prendetevi qualche minuto per capirne di più sul sito http://www.pangeaday.org/, ne vale la pena. Questo è invece il sito del pangeaday di Milano http://www.pangeadaymilano.it/

Ah, provate anche a visitare la pagina http://www.pangeaday.org/contributors.php per vedere chi ha reso possibile questo eccezionale evento. Potreste trovare nomi di aziende che ancora non conoscete, e che potrebbero essere dei giganti del 2.0 in pochi anni....

lunedì 14 aprile 2008

Milton Sirotta, Googol e i 100 zeri. Uguale Google


Milton Sirotta (1911 - 1980) era il nipote di Edward Kassner (1878 - 1955) , noto matematico statunitense.

Intorno al 1920, stimolato dal nonno a trovare un nome per rappresentare meglio il numero 1 seguito da 100 zeri, Milton coniò il termine "googol".

Nel 1995, due ragazzi di 24 e 23 anni, Larry Page e Sergey Brin, elaborarono un algoritmo che indicizzava le pagine molto più velocemente del passato.
Ci lavorarono un po' su, e si convinsero dell'unicità della loro intuizione.

La teoria sottostante era che un motore di ricerca basato sull'analisi matematica delle relazioni tra siti web avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche empiriche usate precedentemente.

I due avevano le idee molto chiare, ed ebbero una vision cristallina e semplice.

Nel fondare la loro azienda, cercarono un nome che li ricongiungesse alla loro vision: erano convinti che in futuro il loro motore di ricerca sarebbe riuscito a indicizzare un numero di pagine teoricamente infinito, diciamo un numero molto molto alto, tipo un 1 seguito da 100 zeri.... E dalla storpiatura del nome preso a prestito dalla creatività di Milton Sirotta nacque Google.

Chiarezza di visione, semplicità nel comunicarla, orientamento strategico di fondo coerente. Ancora una volta tutto si incastra e tutto torna. Apparentemente facile, se c'è tenacia e determinazione, oltre al talento e all'intuizione.

PS: Google non esiste da sempre, come magari può sembrare a noi: ha meno di 10 anni, essendo stata fondata il 7 settembre 1998, e in così poco tempo ha già cambiato e sta cambiando il nostro mondo...

domenica 13 aprile 2008

Napoleone e la Cina. Venezia e la globalizzazione


"Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà", fu la profezia fatta da Napoleone nel 1816, dopo aver letto la relazione di viaggio del primo ambasciatore inglese in Cina, Lord Macartney.
Ed è proprio con queste parole che inizia il bellissimo libro "Il secolo cinese" (edito da Mondadori) di Federico Rampini, lucido e preparato corrispondente di Repubblica da Pechino.
Sono andato a rileggerne qualche pagina, di ritorno dalla mia due giorni veneziana. Penso infatti che la globalizzazione dei nostri giorni e la forza crescente della Cina siano in qualche modo comparabili con il fitto scambio commerciale che esisteva a Venezia già ai tempi di Marco Polo, che partì con il padre per il suo viaggio in Cina all'età di soli 17 anni, e che rimase in Cina per altrettanti 17 anni fino a diventare il consulente di Kublai Khan.
Girando ieri mattina per Venezia si respirava proprio questa aria del passato glorioso di questa città, ricca di sfarzi e ricca di una simbologia unica, usata per esercitare il potere.
Ma ovviamente anche ricca di arte e di sapere, di conoscenza e di informazione che arrivava da ogni parte del mondo.
A proposito di informazione.. Il Corriere della Sera di oggi da ampio risalto alla notizia della vendita di Ca' Labia, proprietà della RAI e sede della RAI di Venezia. Affrescato dal Tiepolo, l'immobile è stimato in circa 60 milioni di euro.
Gli investori della City non avranno creduto ai loro occhi leggendo l'annuncio della vendita apparso sul FT, un altro pezzo di Italia che cambia mano...

sabato 12 aprile 2008

La vision e il 2.0

Anche oggi - come ieri - scrivo dal treno, nel percorso inverso daVenezia verso Milano.
Ieri sera ho avuto la fortuna di cenare alla Giudecca in splendida compagnia di famosi imprenditori, direttori finanziari di grandi aziende, importanti consulenti di direzione.
Conversando abbiamo trattato ancora una volta il tema della leadership, e sono emersi degli spunti e degli stimoli interessanti.
Uno di questi riguardava la vision del leader, sia esso manager dell’azienda o imprenditore. Ovvero la capacità del leader di vedere oltre, di capire, di preparare, di organizzare, di comunicare e di “scaricare a terra” quello che gli altri oggi non vedono. Sono emerse due opinioni distinte, poi mediate.
Per alcuni la vision del leader va intesa etimologicamente, il visionario “vede” oltre, perché lui è “una spanna sopra” e ha delle doti e delle capacità superiori.
Per altri la vision del leader è data da un insieme di sensazioni, di feedback continuativi, di capacità di ascolto, di analisi del cambiamento, diciamo in un’ottica manager 2.0.
La mediazione sta nel mezzo, ovvero non è che sia sempre solo una o l’altra, ma sarà sempre un insieme delle due. Avranno successo quelle aziende che saranno capaci di unire la capacità di ascolto al mercato alla capacità di vision del leader, coerentemente con la strategia dell’impresa.
Mi sembra una buona sintesi, in linea con quello che io chiamo “il circolo virtuoso”, che è una delle cose che mi sono portato a casa dall’MBA, nello specifico dall’esame di strategia 2 del prof. Invernizzi.
Tornerò su questo tema, è un bello snodo.

venerdì 11 aprile 2008

La leadership di Ringhio

Ringhio è Gaetano Gattuso, detto Ringhio, centrocampinsta del Milan classe 1978, proveniente da Schiavonea in provincia di Cosenza.
Chi mi conosce sa che non sono milanista, per cui il mio post è ancora più obiettivo.
Antonio d’Orrico lo ha intervistato per Corriere Magazine in edicola questa settimana, in occasione dell’uscita del suo secondo libro “il Codice Gattuso” (ebbene si, per chi se lo fosse perso, Ringhio ha già pubblicato “Se uno nasce quadrato non muore tondo, edito da Rizzoli). Il codice Gattuso è nato come un manuale di calcio, e contiene le 12 regole per diventare un buon calciatore, secondo lo stile e la visione di Gattuso.
Gattuso è uno con le palle. Mi piace perchè è uno che non molla mai, è serio e determinato, è uno che è arrivato da lontano e che ha faticato non poco prima di arrivare dove è arrivato e diventare due volte Campione del Mondo, con la Nazionale e con il Milan.
Insomma, Gattuso per me è un leader. Perché è coerente. Perché l’aspettativa che la gente ha nei suoi confronti è settata correttamente con il suo carattere da guerriero.
E perché le sue motivazioni sono sempre superiori alle motivazione dell’ambiente in cui operava.
Proprio come aveva teorizzato Vroom nel 1964, con la sua “Teoria dell’aspettattiva” e di cui vorrei parlare prossimamente.
Saluti da Venezia

giovedì 10 aprile 2008

A chi do il 5 per mille?

Nel mondo ogni 5 secondi una persona diventa cieca.
Nel mondo ogni minuto un bambino diventa cieco.
Nel mondo ci sono 37 milioni di non vedenti, dei quali 1,4 milioni di bambini sotto i 15 anni: il 50% di questi perde la vista a causa di carenza di vitamina A.

Basterebbe un succo di frutta al giorno per dare loro la vitamina A necessaria, e il 75% dei casi di cecità potrebbe essere evitato, proprio perchè legato ai problemi di malnutrizione.

Sono questi alcuni dei fatti che ha presentato oggi Alfredo Pece, primario di oculistica dell'ospedale di Melegnano alla cena organizzata dagli amici del Rotary Milano Cordusio.

Ci ha parlato anche della Onlus "Fondazione Retina 3000" e del progetto Haiti in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava N.P.H Italia - che ha creato dal nulla e inaugurato pochi mesi fa un modernissimo ospedale pediatrico ad Haiti.

Uno dei progetti della Fondazione Retina 3000 è la raccolta dei fondi necessari per aprire un centro di oftalmologia pediatrica all'interno dellla struttura e per sostenere l'iniziativa si può anche donare il proprio cinque per mille (che non è in alternativa all'8 per mille ma complementare...).

http://fondazione.retina3000.it/index.htm
http://www.nphitalia.org/
http://it.wikipedia.org/wiki/Cinque_per_mille

mercoledì 9 aprile 2008

La comunicazione finanziaria di Esprinet

E' Esprinet l'unica azienda italiana ad avere ricevuto un premio nell' Investor Relations Global Rankings Award '08.

MZ Consult, gruppo americano leader nell'analisi della qualità delle investor relations, ha infatti assegnato al distributore lombardo il premio "Best Financial Disclosure Procedures", che riconosce la qualità delle procedure di trasparenza nella comunicazione finanziaria.

Non mi stupisce, conosco e stimo il management di Esprinet da tanti anni - fin da quando era un concorrente di tutto rispetto ai tempi in cui lavoravo in Ingram (anche se allora non era ancora Esprinet, ma tre aziende separate) - seguo con attenzione la coerenza strategica del gruppo, coerenza che ha permesso all'azienda di crescere nel mercato fino a diventare il primo distributore italiano e il terzo distributore spagnolo

Anche la trasparenza e la chiarezza nella comunicazione finanziaria è uno dei fattori distintivi della capacità di vision e di management di un'azienda: tanto più un leader comunica in modo chiaro e coerente con il mercato, tanto più sarà credibile e tanto più riuscirà a gestire sia la crescita dell'azienda - riuscendo con la sua coerenza a trasferire la fiducia ai potenziali finanziatori, e quindi attirare capitali - sia a mantenere alta la fiducia nei confronti della propria azienda quando il settore soffre.

Esprinet è chiara e trasparente. Non che altre aziende non lo siano, per fortuna il mercato è pieno di aziende chiare e trasparenti. La differenza è che Esprinet lo dice, lo dice spesso, lo dice bene, lo dice meglio di altre aziende.

Qualità, trasparenza e puntualità delle informazioni diffuse contestualmente alla pubblicazione dei dati trimestrali e di bilancio sono state le motivazioni del premio assegnato a Esprinet per la categoria "small cap", il segmento nel quale opera Esprinet

E il mercato apprezza le aziende e i capi di azienda che comunicano in modo puntuale, sistematico e coerente.

http://www.irglobalrankings.com/mzsites/irgr/default_en.asp?idioma=1

martedì 8 aprile 2008

Domenica per chi votate?

Domenica e lunedi ci saranno le elezioni per la Camera e per il Senato.
Per l'occasione ho provato a fare un interessante test sul mio posizionamento politico rispetto alle posizioni dei vari schieramenti, grazie a un potente ed efficace tool promosso da openpolis, l'associazione senza scopo di lucro che gestisce le informazioni di circa 130.000 politici italiani (quanti?!? Centotrentamila??) e che ha avviato un interessante progetto open source.
La domanda è: ma voi per chi votate? Oltre mezzo milione di persone si sono già poste la domanda e hanno trovato risposta grazie a openpolis.
Provate a misurare il vostro posizionamento politico rispondendo alle 25 domande predisposte dal test.
E' facile, è veloce (meno di dieci minuti), è intelligente: http://www.voisietequi.it/

Per saperne di più: http://www.openpolis.it/

lunedì 7 aprile 2008

L'Ultima Cena in HD

Ieri sono andato a vedere L'ultima Cena, di Leonardo da Vinci. Non l'avevo mai visto, passando in corso Magenta avevo sempre trovato coda e non avevo mai programmato la visita. Ieri invece verso mezzogiorno mi trovavo nei paraggi e mi sono accorto che l'ingresso era stranamente vuoto.
Il tempo di pagare 6 euro e 50 a testa (i bimbi non pagano), ed eccoci li ad ammirare questo dipinto tra i più famosi al mondo, praticamente da soli.
Mi hanno colpito 3 cose: la prima sono le fotografie poste all'ingresso del corridoio adiacente al Cenacolo, che documentano Santa Maria delle Grazie dopo i bombardamenti del 1943: è veramente incredibile come il dipinto si sia salvato.
La seconda è la porta sotto il dipinto (!!). Quando i francesi arrivarono a Milano pensarono bene di rompere il muro sotto al dipinto e di farci una porta, abbastanza alta per fare passare i cavalli...
La terza, beh il dipinto è proprio bello! Immenso, curato e di una complessità strepitosa. Mentre camminavo verso il dipinto osservavo il soffitto a cassettoni sopra i commensali e mi sembrava di entrarci dentro!

Se anche aveste già ammirato dal vivo L'Ultima Cena, vi invito a dare un'occhiata al progetto Halta Definizione, che con 1677 scatti fotografici rende pubblico ongi segreto dell'ultima cena (provate ad esempio a cercare e a zoomare sulla chiesetta nascosta nel dipinto...)
Solo grazie alla tecnologia si riesce ad ammirare ogni dettaglio di quest'opera meravigliosa, e si riescono a carpirne i più piccoli segreti e i più piccoli dettagli.

L' Harry's Bar e lo sconto agli americani

La notizia è su tutti i giornali di oggi. Arrigo Cipriani, patron dello storico Harry's bar di Venezia ha appeso fuori dal suo locale un avviso dove annuncia che effettuerà uno sconto del 20% ai clienti americani, in segno di solidarietà per la crisi dei mutui subprime.
E' un'altra delle provocazioni del vulcanico Cipriani, che già nel 2005 si rese protagonista per il suo travestimento da cinese, fotografato mentre offriva i suoi pacchi di pasta durante il periodo dei dazi.
Ovviamente Cipriani non ha bisogno di questo tipo di iniziative, perchè il suo locale - anzi, i suoi locali - sono un'istituzione a Venezia e nel mondo. E i clienti di Cipriani sono clienti benestanti, che amano spendere i loro dollari negli hotel e nei ristoranti veneziani.
La provocazione di Cipriani mi piaciuta proprio perchè Cipriani non ha bisogno di fare sconti a nessuno, è un signore della ristorazione che contribuisce al buon nome dell'Italia nel mondo.
Anzi, devo ammettere il suo coraggio - proprio perchè non ha bisogno - nel promuovere questa iniziativa, che mi suona un po' come una sorta di sveglia ai suoi concittadini. E' come se avesse voluto dire: "Cari concittadini, se non ci diamo una calmata con i prezzi, senza gli americani non riusciamo più a sostenerli.."."

domenica 6 aprile 2008

In the name of love: MLK e la leadership

Sono passati 40 anni da quel 4 aprile. Il 4 aprile del 1968 a Memphis veniva assassinato Martin Luther King a colpi di pistola.
Era un personaggio scomodo, era un personaggio che dava fastidio per tanti motivi, perchè era ascoltato, perchè era un non violento, perchè dava una speranza a tutti. MLK era - e credo tuttora sia - il più giovane ad aver ricevuto il Premio Nobel per la pace (l'aveva ricevuto nel 1964 a soli 35 anni).
Parlando di MLK parlo per la prima volta nel mio blog a proposito degli U2, ma credo sia abbastanza naturale dato che seguo questo gruppo da sempre. Ricordo ancora il giorno in cui acquistai il singolo di Pride (in the name of love), dedicato a MLK, e ricordo lo sforzo che feci per tradurre parola per parola i testi sia della canzone che del retro di copertina del 12". Era il 1984, avevo 16 e non capivo molto bene l'inglese, però quelle parole mi arrivarono come un pugno nello stomaco.
Solo oggi capisco l'importanza e il peso di quelle parole e delle parole pronunciate da MLK al Lincoln Memorial di Washington in occasione di una manifestazione per i diritti civili. Il discorso pronunciato da MLK è diventato forse il suo discorso più famoso e nel Web 2.0 riusciamo a rivederlo grazie a una semplice ricerca su Internet:
http://video.google.com/videoplay?docid=1732754907698549493

"I have a dream" è il discorso di un leader.
Si era preparato per quel discorso, lo aveva provato e riprovato con i suoi collaboratori, aveva curato i dettagli, aveva studiato le pause e aveva saputo aspettare prima di ricominciare.
Ma questo non è sufficiente. Il leader è colui che è credibile, che ha carisma, che parla anche con il silenzio, e soprattutto crede nelle azioni che fa. Il leader ha una forza dentro che gli fa smuovere le montagne, perchè sa tracciare la strada e sa dove andare e dove portare i suoi compagni di viaggio.
Che si fidano, lo ascoltano e lo seguono.

Martin Luther King: http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Luther_King

PS: Se vi capita di avere 5 minuti guardate questa versione di Pride, in memoria di Martin Luther King. http://www.youtube.com/watch?v=9JiVqhXx6Xc&NR=1

Il vino adulterato e il Vinitaly. Le mozzarelle alla diossina e l'Expo

Anche oggi tengono banco sui media le notizie sul vino adulterato sul "falso Brunello", oltre a quella delle mozzarella di bufala alla diossina.
Chiarisco subito che le due notizie sul vino sono diametralmente opposte: Il cosiddetto "falso Brunello" sarebbe stato prodotto anche con uve non previste dal disciplinare - che prevede solo uve sangiovese - ma anche con cabernet e merlot.
La notizia sul vino adulterato è gravissima, mi riporta con la mente al 1986 (abitavo ancora a Bra in Piemonte, a un tiro di schioppo da Narzole, il paese dello scandalo al metanolo), quando la notizia del vino al metanolo arrivò come una deflagrazione nelle case di tutti gli italiani e provocò la crisi del vino italiano: esisterebbero in commercio circa 70 milioni di litri di vino prodotti con un terzo da uva, e il resto da acqua, zucchero, fertilizzanti (!!) e acido cloridico. Una delle presunte aziende coinvolte fu già coinvolta nello scandalo del vino al metanolo di 22 anni fa.
Speriamo che venga fatta chiarezza immediata e che il vino incriminato venga rintracciato e ritirato dal mercato nel più breve tempo possibile. (in questo campo le tecnologie RFID per la rintracciabilità potrebbero aiutare molto, se applicate in modo massivo su tutta la filiera...).
Veniamo adesso alla mozzarella di bufala alla diossina. Si sta spegnendo piano piano l'eco mediatica provocata dalla notizia che la mozzarella di bufala sia prodotta con latte contenente diossina (proveniente dalle zone in cui c'è l'emergenza rifiuti, in Campania).
Sul Corriere di oggi il Ministro De Castro segnala "le strane coincidenze": l'allerta mozzarella è scoppiato proprio alla vigilia dell'assegnazione dell'Expo, garda caso proprio dalla Corea del Sud, Paese pro-Smirne... E il caso del vino adulterao è esploso proprio durante il Vinitaly.
Nell'economia e nella politica globale i grandi burattinai sanno machiavellicamente azionare le leve della comunicazione con precisione chirurgica...