giovedì 30 ottobre 2008

Un mondo senza povertà? Il business sociale lo può fare

Purtroppo partecipo quasi mai ai convegni, diventa quasi impossibile riuscire a conciliare gli impegni... Ma il World Business Forum no, non me lo perderei per niente al mondo.

E ancora una volta il risultato è andato oltre alle aspettative.

Questa mattina standing ovation finale per Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace 2006, che ha letteralmente calamitato l'attenzione delle migliaia di persone raccontando la sua storia.

Storia legata alla conoscenza della miseria, che con la sua Grameen bank è riuscito a dare una speranza per una vita migliore a milioni di persone.

Storia che ha cambiato il modo di fare banca, passando dal concetto di "garanzia" al concetto di "fiducia" legata al prestito.

Sembrava una storia lontana anni luce da noi, e invece Yunus sta passando velocemente a quella che definirei la "fase 2", ovvero il sistema del microcredito come modello e punto di partenza per sconfiggere la povertà nel mondo.

E la povertà si può sconfiggere con lo sviluppo e la diffusione di quello che lui ha definito "social business", ovvero un tipo di attività economica che ha come obiettivo la realizzazione di obiettivi sociali anzichè la massimizzazione del profitto.

Niente aiuti governativi, niente sussidi a fondo perso bensì una forma di iniziativa economica capace di attivare le dinamiche del libero mercato conciliandole con un mondo più umano e più equo.

Utopia? Ideologia? Robe da terzo mondo? Comunque la pensiate, spendete 15 euro (11,25 se lo comprate online...) e andate a comprare "Un mondo senza povertà" scritto da Yunus: leggendolo vi accorgerete che anche il vostro respiro migliorerà e vi sentirete attratti da questo modello.

Utopia? Ideologia? Terzo mondo? Aziende come BP e Danone stanno affrontando così questo mercato da 3 miliardi di persone.

E in Italia? ... Finchè ci sarà musica balleremo sul Titanic, of course.

mercoledì 15 ottobre 2008

I furbetti del formaggino e il market 2.0

Ci sono tre cose che proprio non sopporto:
- non sopporto chi se la tira e si atteggia
- non sopporto chi è lassista e si lascia andare
- non sopporto chi fa il furbo

E proprio di furbi voglio parlare... la notizia e' arrivata anche qui in America, dove mi trovo da qualche giorno per lavoro e riguarda le strane procedure che alcuni dirigenti di un'azienda leader del settore alimentare avrebbe adottato per commercializzare i propri prodotti scaduti.

Ma i dipendenti non ci stanno e si ribellano, ne parlano, lo commentano, l'informazione gira, la notizia corre e arriva in Procura, grazie proprio ad alcuni dipendenti.

E la notizia corre di bocca in bocca, di blog in blog, di quotidiano in quotidiano, di agenzia di stampa in agenzia di stampa.

Ed ha un effetto proporompente: da un lato rimbalza in tutto il mondo arrecando un danno incalcolabile al già stra-imitato Food in Italy, dato che ci copiano tutto, a partire dal "Parmesan" in poi. Io l'ho letta qui in America... e non sono stati teneri.

E poi mina alle fondamenta il rapporto di Fiducia con l'azienda coinvolta: sappiamo che ci vogliono anni a costruire un rapporto di Fiducia con il consumatore, non lo puoi distruggere così.

A proposito, ironia della sorta, proprio la parola Fiducia è uno dei pilastri della comunicazione dell'azienda coinvolta...

Insomma, ancora una volta l'asimmetria informativa è stata colmata alla velocità del 2,0.

Perchè se sei un furbetto del formaggino, il Market 2.0 ti becca molto prima...

PS: per la prima volta ho usato l'espressione Market 2.0 invece che Web 2.0: in questi giorni dalla conferenza di Las Vegas sta emergendo qualcosa di nuovo anche sul 2.0, e il Market 2.0 è un concept che mi attrae.

Ci ritornerò.

domenica 12 ottobre 2008

La motivazione è la molla che ti fa scalare le montagne

Cosa impedisce a chiunque di noi di fare cose apparentemente straordinarie?
Provo ad elencare le prime cose che mi vengono in mente, tipo correre una maratona, imparare il cinese, laurearsi lavorando, oppure rispettare una scadenza di lavoro apparentemente impossibile da rispettare?
Nulla.
Non c’è nulla che ce lo possa impedire.
Se non noi stessi.
Se sei motivato e se sei orientato all’obiettivo non puoi fallire, la passione e la voglia di fare ti brucia dentro e ti fa sembrare tutto più facile, pur se tra mille difficoltà.
Una delle frasi che mi ha sempre colpito di Gianemilio Osculati, uno dei padri della consulenza in Italia è: “Per riuscire non bastano gli “skills”, ci vogliono anche i “wills”, ovvero non ti basta essere portato per il pallone per diventare un calciatore di successo, avere la passione per la medicina per diventare un bravo chirurgo, amare i numeri per diventare un CFO… No, lo devi anche volere, e devi essere concentrato e focalizzato sull’obiettivo.
Lo devi volere.
Io la vedo in qualche modo collegata alla teoria elaborata da Vroom nel 1964, che dice che la motivazione è data da una valenza per un’aspettativa. Che è un po’ la molla di tutto.
Per saperne di più andate qui.
E poi ogni tanto penso a quanto sia difficile riuscire a fare tutto e poi penso a quanti esempi ci sono vicino a me e riparto subito.
Penso ad esempio a Paolo, che si alza tutte le mattine alle 5,30 per andare in ospedale e che passa le giornate a operare gente sconosciuta a cui spesso salva la vita. Senza contare le notti al pronto soccorso o i sabati e le domeniche, nonostante sia ormai un affermato e stimato chirurgo…
Penso a Barbara, che ha mollato la sua carriera sicura di medico a Torino per andare in giro per il mondo a salvare i disperati, che era li quando ci fu lo Tsunami, che era in Africa in posti nei quali molti di noi non ci andrebbero nemmeno se costretti…
Attenzione, non si tratta di missionari o chissachestoriestrane…No si tratta di gente normale che ha una passione viscerale e una tensione all’obiettivo straordinaria e costante.
E come loro ce ne sono tanti… E noi?