mercoledì 29 dicembre 2010

Non siamo più tra i maiali d'Europa (Snork)

In questi giorni di calma relativa ho avuto modo di raccogliere le idee e, come sarà sicuramente successo a molti di voi, sono stato particolarmente colpito dagli ultimi avvenimenti Irlandesi.
Sperando che l'argomento susciti lo stesso interesse anche in voi, propongo qualche spunto di riflessione a riguardo:

Se c'e qualcosa di cui non andare fieri all'interno dell'Unione Europea, è fare parte dei PIGS: i “maiali d'Europa”.

Questo termine di stampo britannico “ironizza” sulla situazione del debito pubblico di questi paesi (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna), che mettono a repentaglio la stabilità economica dell'intera Unione.
Volete sapere la novità? Non siamo più tra i “maiali d'Europa”!
Ebbene si, la “I” che prima stava ad indicare il belpaese, ora è appanaggio dell'Irlanda.
Eppure erano in tanti a guardare con ammirazione i progressi compiuti dalla "tigre celtica", le cui tasse al 12,5% erano più che invitanti per gli investimenti multimiliardari delle multinazionali di tutto il mondo.

Com'è possibile che in così breve tempo si sia creato un disastro simile? Come ha fatto la classe dirigente irlandese a permettere che un paese di 5 milioni di abitanti, in pieno boom economico, si riducesse in questo stato?
Probabilmente si è arenata da qualche parte o ha fatto male i conti, ma senza dubbio un grosso “aiuto” le è stato fornito dal settore bancario: gli istituti di credito sono stati travolti dalla crisi finanziaria, i cui effetti sono stati aggravati dallo scoppio della bolla immobiliare.
Negli ultimi tre anni i prezzi delle case sono scesi di quasi il 50%. Il governo è stato così costretto a nazionalizzare Anglo Irish, Irish Nationwide ed Ebs, oltre a iniettare corpose dosi di liquidità in Allied Irish e Bank of Ireland.
Questo ha fatto esplodere il deficit del paese, impennare rendimenti e spread sui titoli di stato.

Ed eccoci qui, con un piano d'aiuti da ben 85 miliardi elaborato dall'UE: 50 miliardi per risanare le casse dello stato e 35 per il salvataggio del sistema bancario.

Personalmente non riesco a capacitarmi di come siamo arrivati a questo punto: nell'agosto del 1993 ero a Dublino per la chiusura della leg europea dello ZooTV tour degli U2, anche se ufficialmente ero li per studiare l'inglese, mentre nel 2009 ero in Irlanda per dei meetings europei; quindi ho potuto assistere al “prima” e al “dopo”.
Lasciatemi dire che sono rimasto totalmente scioccato dal cambiamento che ho notato in quei pochi anni!

Da quello che ho potuto leggere sui giornali e vedere con i miei occhi, ho capito subito che se l'Italia vuole evitare di rientrare a far parte dei PIGS deve stare estremamente attenta: il passo sarebbe brevissimo, soprattutto in momenti turbolenza come questo l'instabilità politica potrebbe giocare dei brutti scherzi, con le locuste finanziarie pronte a scommettere contro i fondi sovrani.

Suggerisco allora le tre “I”: Innovazione, Infrastrutture, Inglese.
Chi mi conosce lo sa: non è uno spot politico o elettorale, ma piuttosto una mia personale ricetta per essere competitivi in un mondo sempre più piccolo e concorrenziale.

sabato 30 ottobre 2010

Perchè fermarsi quando c'è tanto altro da scoprire?

Si dice che fra poco entreremo nell'era degli Zettabyte (1 miliardo di Terabyte). Che ormai è il termine numerico adeguato per misurare il traffico internet. Ma è pensabile che esistano ambienti analitici di tali dimensioni? Molte aziende clienti di Teradata lavorano con Terabyte di dati e riescono a realizzare cose incredibili. Che senso ha disporre di enormi volumi di dati, tanto per averli? Uno Zettabyte equivale a 1024 Exabyte, che a sua volta equivale a 1024 Petabyte, e il Petabyte club è ancora oggi un circolo molto esclusivo riservato ai clienti Teradata - anche se l'ammontare dei dati in loro possesso cresce ad un ritmo pazzesco. Che interesse possono avere a collezionare così tanti dati? Ci sarà pure un momento in cui una mole di dati così smisurata diventa un ostacolo ai fini analitici invece che essere un'opportunità, oppure no?

Ascoltando i “big guys”, non si ha l'impressione che si preoccupino molto delle dimensioni. I grandi volumi di dati sembrano piuttosto essere la loro palestra per sperimentare nuovi tecniche e per allenarsi in vista di nuove sfide. Mentre molti architetti di data warehouse si dedicano anima e corpo a progettare interventi in regime di economia, queste aziende sono impegnate a non farsi sfuggire neppure i minimi dettagli. Oliver Ratzesberger di eBay ha portato l'esempio di un suo collega che dice che non bisogna mai buttar via alcun dato, perché non sai mai quello che ti potrà servire in futuro. Il punto della questione è avere i dati pronti quando l'idea di business giusta arriva, invece di dover aspettare altri 12 o 30 mesi per raccogliere il materiale necessario ai vari test.

Questa sembra essere la differenza essenziale tra il Petabyte club e tutti gli altri, l'attitudine che così spesso li posiziona più avanti degli altri: stanno smettendo di utilizzare i dati per avere conferme di quello che già sanno per concentrarsi sulla scoperta di cose davvero nuove. Questo impone loro di acquisire dati di alta qualità e fine dettaglio piuttosti che dati riepilogativi. Ad esempio, memorizzare informazioni sulle transazioni di denaro permette di isolare e identificare modelli a lungo termine. Ma è l'interazione che un cliente ha con la società prima e durante l'acquisto che racconta tutta la storia, specialmente quando la vendita non dovesse aver luogo alla fine del processo – che è forse il caso più interessante. Sui siti web dei semplici dettagli di usability si possono rivelare generatori di vendite di massa. Ma voi non ne sarete a conoscenza, a meno di monitorare e analizzare le interazioni con i clienti. I membri del Petabyte club lavorano con l'obiettivo di essere in grado di accorgersene al momento opportuno.

La lezione da imparare da questi giganti è che quando si progetta un data warehouse e si pensa al reporting e a un po' di analisi ha senso guardare anche al di là dei primi anni. In una fase successiva, una volta che l'azienda avrà imparato a fare pieno uso delle proprie capacità di analisi e di conseguanza a porre un sempre maggior numero di domande al dipartimento di analisi dei dati, sarà finalmente in grado di prevedere, reagire e attivare eventi di business. Un esempio calzante è il settore delle telecomunicazioni. Alcuni anni fa molti avevano dubbi sui vantaggi di memorizzare i dettagli delle chiamate. Oggi la realtà è che chi non è in grado di analizzare questi dati perchè non li possiede, probabilmente faticherà persino a rimanere nel business visto che i suoi concorrenti, che quei dati invece li hanno, avranno un grande vantaggio competitivo.

Lo stesso sta accadendo con i dati OSS. Questi dati si stanno rivelando estremamente utili se si vuole comprendere che esperienza stanno facendo i vostri clienti con i vostri servizi. Ci sono, ad esempio, colli di bottiglia dovuti alla larghezza di banda che spingono i clienti ad andarsene dal vostro sito? E non c'è modo di individuare questi problemi in tempo reale e risolverli subito? Beh, certo che c'è, a meno che abbiate deciso di rinunciare a catturare quei dati in dettaglio.

Vale la pena di tenere bene a mente questa lezione, dato che tipologie di dati come quelli originati dai social media e da tutte le altre nuove fonti di dati stanno per essere integrati negli analytics di livello enterprise. Un semplice assortimento di dati non basta a fare primeggiare un'azienda nel proprio campo e sono perfettamente consapevole che questo potrebbe essere una sfida enorme per molte imprese: se gestire Petabyte di dati è stato come rompere il muro del suono, passare al livello Zettabyte è come cercare di viaggiare alla velocità della luce. E allora, rifacendomi a Freddy Mercury, il consiglio è Don't Stop – mai fermarsi e continuare a oltrepassare i limiti per arrivare a nuovi risultati e nuovi successi! Sono sicuro che nei prossimi 3-5 anni ne vedremo delle belle.

giovedì 28 ottobre 2010

Socializzazione alla Partners Conference di Teradata

Oggi Darryl McDonald ha esposto il suo concetto di socializzazione dei dati (i momenti di socializzazione sono un elemento chiave di ogni conferenza, che strano che finora non abbiamo mai pensato a questo tipo di dati!). Se volete sentirlo direttamente dalla voce di Darryl lo potete fare qui. In molti si sono incuriositi riguardo questo argomento dopo il mio post di ieri, quindi proverò a spiegarvelo così come io l’ho capito.


Darryl fondamentalmente sostiene che per trarre valore dai propri dati, ci sono 3 passi necessari da fare: integrare, esplorare e condividere tali dati. Questo è esattamente ciò che si fa con i database di qualsiasi dimensione, sia che si stia utilizzando un semplice data mart o un vero e proprio data warehouse aziendale. Per dirla con parole mie, il messaggio di Darryl è che ormai siamo abituati a costruire piccoli mondi in miniatura – alcuni più grandi, altri più piccoli – e tendiamo ad accontentarcene, mentre invece nel mondo reale i dati stanno virtualmente esplodendo. Darryl ha utilizzato come esempi i social media, i dispositivi mobili e i sensori. Non appena le aziende cominciano ad interessarsene, tutte queste fonti di dati rivelano le loro enormi potenzialità di business. Al momento siamo nel bel mezzo di questo processo che nei prossimi 2 o 3 anni si farà anche più intenso.

Quello che Darryl ha voluto dire con il suo discorso, è che dobbiamo percorrere nuove vie per trovare e cogliere nuove opportunità. Teradata sta fornendo i mezzi tecnici per farlo.


Il tutto si riduce a quello che chiamo “gap di realizzazione”, che si manifesta perché negli anni passati ci è stato detto (in puro stile didattico...) che l’innovazione è guidata dal business: ci serve, quindi lo inventiamo.

Al contrario io credo che i cambiamenti nel business saranno guidati dalle nuove tecnologie, e non viceversa. Teniamo presente che i dispositivi mobili e i dati geospaziali sono arrivati prima di quei servizi location-based ora tanto apprezzati.

Stephen Brobst, CTO di Teradata, passando quasi inosservato aveva previsto tutto questo appena 18 mesi fa. Questo gap è stato colmato ad un ritmo pazzesco.


Ma tornando agli aspetti tecnici, i 3 livelli integrazione-esplorazione-condivisione dei dati ci hanno proposto una sfida molto interessante.

Da un lato sappiamo che per una comprensione approfondita è necessario integrare i nuovi dati con quelli già esistenti – per esempio, proporre a ciascun cliente offerte adeguate basandosi solo sui dati relativi alla loro ubicazione geografica non è certo sufficiente! Dall'altro lato c’è una varietà completamente nuova sia di tipi di dati, sia di strumenti analitici specializzati in queste tipologie di dati. Questo è il motivo per cui Teradata ha speso tante energie nell’integrazione con gli strumenti dei propri partner e per cui stiamo testando nuove modalità di collaborazione con le nostre piattaforme.

A detta di Darryl, per sostenere la visione di un ecosistema aziendale aperto sia ai dati che alle persone, tutto è utile: dalle in-database analytics ai laboratori di dati e all’LDM unificato fino all’allineamento con i sistemi Hadoop.


Noi di Teradata stiamo rendendo possibili le opportunità di business del domani grazie all’idea ben chiara di quali dati vengono generati e al fatto che stiamo rendendo disponibili tali dati per l’analisi. La piattaforma di socializzazione dei dati di Darryl è il nostro contributo concreto in risposta alla sfida e, allo stesso tempo, lo strumento che ci permette di stimolare tutti quei pionieri che sono pronti a cogliere le nuove opportunità.

Dopo tutto le idee non nascono dall’incontro di persone diverse, ciascuno con retroterra culturali e sociali diversi?


Per ora è tutto. Se invece state cercando ispirazioni d’altro tipo, date un’occhiata ai Sand Artists che si sono esibiti durante la sessione generale di oggi.

mercoledì 27 ottobre 2010

Viaggio nel tempo con il data warehouse

Non voglio certo alludere al jet-lag che senza dubbio si sta facendo sentire tra molti di quelli che, come me, sono venuti dall’Europa. Il viaggio nel tempo di cui sopra è riferito piuttosto all’eccezionale annuncio fatto oggi alla Teradata Partners conference, almeno dal mio punto di vista.

Come avevo anticipato ieri, le novità tecnologiche al media briefing di oggi sono state moltissime, ci tornerò su fra poco. Fermiamoci un attimo a pensare: ci siamo mai chiesti perché abbiamo preso una decisione che si è rivelata essere totalmente sbagliata?

Quando è capitato, sono sicuro che poi abbiamo provato a trovare una spiegazione: sicuramente non abbiamo prestato abbastanza attenzione ad alcuni elementi, o ci siamo fatti distrarre da altri, e poi ci siamo ripromessi di non commettere più quell'errore né alcun tipo di errore.Il Data Warehousing si occupa proprio del supporto decisionale; infatti a chi si chiede perché certe decisioni sono state prese in una certa maniera basterà riavvolgere i dati per avere una visuale più completa.

Finora non è stata una cosa molto semplice da fare per diversi motivi: i dati vengono modificati col tempo, alcuni vengono sovrascritti, e questo è il motivo per cui siamo abituati a scattare delle “istantanee” di tanto in tanto. Anche così però non è abbastanza per capire esattamente quando sono avvenuti certi cambiamenti e soprattutto che effetto questi hanno avuto sui dati.

Fino ad oggi la soluzione di tale problema avrebbe richiesto un’enorme quantità di lavoro manuale (con codici estremamente complessi): oggi questo compito è svolto interamente dal Teradata Database 13.10.

L’effetto di questa novità sarà molto simile a quello della soluzione geospaziale di qualche tempo fa: si è sempre fatto affidamento sui codici di avviamento postale per venire a capo del problema della individuazione geografica, ma da quando è stata introdotta la soluzione geospaziale tutte le applicazioni mobili l'hanno subito adottata. Scommetto che il pulsante di riavvolgimento temporale si troverà ovunque nei prossimi anni, e lo si potrà utilizzare per scoprire quali informazioni si possedevano realmente al momento di una certa decisione, o anche per renderlo evidente ad altri.

Grazie a questa soluzione si potrà rispondere molto più facilmente ed accuratamente a moltissime domande relative al business. Questa idea mi affascina moltisimo, forse perché mi fa venire in mente il film Ritorno al Futuro, che è uscito in Italia esattamente 25 anni prima di questo annuncio di Teradata. Se potessi tornare agli anni ’80, probabilmente ora starei ascoltando un vinile degli U2.

Mi chiedo se mi sentirei più come “Marty McFly” (Michael J. Fox) che non si rendeva pienamente conto di ciò che gli stava succedendo, oppure come “Doc”, sempre e completamente a suo agio.

Ma ora torniamo alla conferenza con le altre novità più interessanti:


- Teradata offre un Unified Logical Data Model che consente alle aziende di mappare tutte le loro value chains dall’inizio alla fine (e probabilmente superare le barriere di ogni singolo settore che prima erano trattate con specifici LDM)


- Una Platform family, che ora conta 5 componenti, che ha migliorato performance, storage e facilità di utilizzo


- Teradata Relationship Manager ha incorporato i moduli per coinvolgere i clienti su smartphone, iPad e siti di social media in pochi secondi - con tutte le conoscenze memorizzate nel data warehouse a portata di mano


- Il Portfolio Teradata Accelerated Analytics ora include nuovi tipi di dati, tecnologie emergenti, ottimizzazione dei partner, e strumenti per lo sviluppo di applicazioni.




Anche i nostri partner hanno presentato parecchie novità, ma oggi non sono in grado di parlarne: non avendo il dono dell’ubiquità non posso essere presente a tutte le sessioni parallele. Mi impegno però a parlarne il più presto possibile.

A presto!

martedì 26 ottobre 2010

Un'altra "Euphoric State Conference"

Sono appena arrivato in California, alla Teradata Partners Conference che quest'anno è a San Diego e, come mi succede ogni volta nella West Coast , mi ritrovo in una situazione a metà tra un terribile jet lag (la differenza con Milano e la maggior parte dell'Europa è di 9 ore) e un'eccitazione febbrile che mi spinge a ignorare la fatica e a gustarmi il fatto di essere qui.
Sabato, mentre arrivavo in aereo, mi sono ritrovato a canticchiare “it never rains in Southern California” mentre a San Diego pioveva, e mi sembrava addirittura che qualcuno annuisse silenziosamente.
C'è stato qualcuno mi sembra che riferendosi alla California l'ha chiamata “Euphoric State”...

L'unica vera calamità che affligge questo pezzo di terra (esclusi i terremoti occasionali) sembrano essere gli incendi che scoppiano di tanto in tanto. Nel 2007 ad esempio scoppiò un incendio nell'area vicina a Rancho Bernardo, dove si trovano sia il reparto Ricerca e Sviluppo di Teradata, sia il Global Support Center (GSC). Le autorità non vollero correre alcun rischio e ordinarono un'evacuazione che obbligò Teradata a chiudere temporaneamente le proprie strutture. Gli impianti non furono danneggiati e pochi giorni dopo la fine dell'incendio l'attività riprese come al solito.
Nel frattempo il GSC affrontava una sfida più complicata, dovendo assicurare la continuità dell'assistenza ai clienti Teradata ininterrottamente 24/7: il piano di business continuity funzionò splendidamente e l'assistenza ai clienti continuò senza problemi nonostante l'incendio. Quando ad esempio un retailer segnalò alcune "performance challenges" ad uno dei suoi nodi, Teradata Customer Services rispose prontamente risolvendo, come al solito, il problema in modo molto veloce. Il GSC si dimostrò dunque all'altezza della sfida.

La vicinanza della sede della conferenza di quest'anno al centro Teradata di Ricerca e Sviluppo è interessante perchè lunedì 25 ottobre Teradata e i suoi partners hanno annunciato moltissime novità importanti per il settore tecnologico.

Nei prossimi giorni cercherò di riportare gli highlights della conferenza, partendo dalla sessione generale di lunedì, in cui il nostro Chief Marketing Officer Darryl McDonald condividerà il suo concetto di socializzazione dei dati.

Per ora è tutto. Lo spettacolo va a incominciare!

domenica 18 aprile 2010

Ultimo giorno a Berlino

Dopo tre giorni veramente molto intensi il Summit Teradata di Berlino sta per concludersi. Oltre al piacere di incontrare tanti volti amici che condividono gli stessi interessi professionali sto provando la bella sensazione di avere ancora una volta raccolto un gran numero di nuove idee e pensieri in libertà da portarmi a casa e su cui riflettere con calma. Ecco qui alcune spunti tratti dal keynote e dai workshop di oggi.

Stephen e il BICC
Stephen Brobst, CTO di Teradata, ha spinto sul concetto di Business Iintelligence Competence Centre (BICC) che servirà da collegamento tra IT e utenti aziendali. L'idea è quella di dire addio al modello basato sull’implementazione di progetti specifici e invece di formare un team di esperti provenienti da entrambi i settori. La sua idea è che “I piani che funzionano non sono scolpiti nella pietra, ma ammettono il cambiamento, non lo impediscono”, questo è ciò che ha detto. Il BICC sarebbe in grado di portare capacità di analisi ed esempi di buone prassi in tutta l'azienda, identificare rapidamente le nuove esigenze di business information e trovare soluzioni appropriate. Nella visione di Stephen il BICC dovrebbe definire gli standard e l'architettura BI complessiva e, cosa ancora più importante, sarebbe in grado di adattare l'ambiente BI alle preferenze e alle esigenze degli utenti e non viceversa.

Il workshop sull’Healthcare
Oggi in programma c'era anche il laboratorio sull’healthcare che abbiamo organizzato insieme a SAS. Jürgen Kellermann e Matthias Kleinschmidt di GKV Spitzenverband, associazione tedesca dei fondi delle assicurazioni sanitarie obbligatorie cha ha sede qui a Berlino, ci hanno dato qualche ragguaglio sul buon lavoro che l’associazione e i suoi membri stanno portando avanti. A quanto pare il loro compito non si esaurisce con il meticoloso lavoro di controllo per essere in regola con la normativa sulla privacy, ma devono tener conto della concorrenza tra gli associati. Eppure riescono a stabilire parametri di riferimento significativi e a produrre dati che servono da solida base nelle trattative con le associazioni mediche. In altre parole, anche in un ambiente così delicato per la presenza di dati sensibili c’è ugualmente margine di manovra per esaminare dati sanitari anonimi e identificare opportunità per ridurre i costi e aumentare l'efficacia medica. Che è una buona notizia visto che praticamente tutti i sistemi sanitari - nell'emisfero occidentale, almeno – si trovano a dover affrontare problemi simili.

Il Podcast sull’automotive

Per quanto riguarda il percorso speciale dedicato al settore automobilistico mi dispiace ammettere che non sono riuscito a trovare il tempo per parteciparvi. Da quello che ho sentito è stato un incontro molto produttivo di due culture, ingegneria e informatica. Da un lato, l'analisi dei dati è già un metodo di comune utilizzo tra gli ingegneri, per esempio in materia di garanzia della qualità. Dall’altro, l'approccio a livello aziendale supportato da Teradata mette a disposizione dell’industria automobilistica molte altre interessanti applicazioni per il data warehousing, ad esempio nella gestione della supply chain e nel CRM. Ciò porta inoltre a una maggiore quantità di dati disponibili e apre nuove opportunità di analisi nel processo di gestione della qualità. Il podcast con Duncan Ross spiega bene le potenzialità di questo approccio.

Vi ricordate la Mappa del Malandrino di Harry Potter?
Vorrei fare un’ultima riflessione. Ricordo che un anno fa, durante la conferenza Teradata di Istanbul, avevo formulato l’ipotesi di un qualche tipo di Mappa del Malandrino sui nostri smartphone: mappe con le meraviglie della nostra città personalizzate individualmente e in accordo ai social network frequentati. A giudicare da quello che ho visto sui telefonini intelligenti dei partecipanti al Summit di Berlino devo dire che quasi ci siamo! Ci sono un sacco di applicazioni che aiutano a orientarsi in una città sconosciuta. Per quanto riguarda la parte analitica, necessaria per personalizzare ulteriormente queste informazioni, scommetto che vedremo molto di più in futuro. Ora posso prepararmi per il rientro a casa e per un po’ di riposo, me lo merito dopo una settimana così intensa!

sabato 17 aprile 2010

Affrontare e vivere un mondo che cambia - con scarpe da ginnastica ed energia

Se dovessi riassumere quello che ho imparato ieri al Teradata Enterprise Intelligence Summit, direi così: il mondo sta cambiando e va bene, se solo riusciamo ad agire di conseguenza. Geoff Burch ha insistito che i manager devono dare riconoscimento alle loro persone quando fanno le cose giuste - una delle regole basilari dell’arte del motivare. Ma come si fa a fare sì che le persone facciano le cose giuste già al primo colpo? La risposta è arrivata da Hermann Wimmer, presidente di Teradata Emea, durante la sessione di chiusura della giornata: dando loro le informazioni di cui hanno bisogno. Ha fatto un appello convincente: "Fate circolare liberamente le informazioni nella vostra organizzazione in modo che ogni decisione sia una decisione intelligente".

L'attesissimo intervento di Joschka Fischer, l'ex vicecancelliere e ministro degli Esteri della Germania, è stato altrettanto appassionato. Amo l’aneddoto, riportatomi dai miei colleghi tedeschi, di Joschka Fischer che al suo giuramento come primo ministro del partito verde tedesco nel 1985 si presentò indossando scarpe da ginnastica. Alquanto audace in un ambiente che più formale non si potrebbe immaginare! Oltre a essere di moda, indossare scarpe da ginnastica è segno anche di una mentalità dinamica e lungimirante. Mi sembra che Fischer abbia dato inizio a un trend.
C’è per caso qualcuno che trova strano che Steve Jobs faccia le sue famose presentazioni indossando scarpe da ginnastica?

Scarpe da ginnastica a parte, Fischer è anche noto per essere un grande ecologista. Questo non significa che voglia ritornare ai tempi antecedenti l’industrializzazione, ma che pensi alla tecnologia come aiuto alla soluzione del problema. Si sarebbe potuto sentire cadere uno spillo in sala quando Fischer ha tracciato un quadro impressionante dei cambiamenti in corso nei paesi occidentali così come nelle potenze economiche emergenti in Asia, America Latina ed Europa dell'Est. Finalmente miliardi di persone stanno raggiungendo un livello di vita decoroso grazie al progresso della società e della tecnologia - un sogno che si sta avverando! Ci sono però degli aspetti negativi in questo processo di sviluppo, che portano conseguenze abbastanza gravi in tutto il mondo: carenza di energia e acqua, inquinamento ambientale e cambiamenti climatici. Conclusione di Fischer: dal momento che abbiamo un solo mondo, le sfide di questo secolo possono essere vinte solo se tutti gli uomini agiscono come uno solo, caso che finora non è mai successo. Lo spreco di risorse, soprattutto energetiche, deve finire in fretta, perché non abbiamo molto tempo a disposizione. Abbiamo urgente bisogno di rendere più efficiente l'approvvigionamento energetico e fare passi in avanti verso l'adozione di energie rinnovabili.

La cosa mi trova completamente d’accordo. E penso che l’utilizzo di tecniche di data warehousing qui sia indispensabile. La “smart grid”, per esempio, non potrebbe funzionare senza un quadro preciso e dinamico delle reti elettriche in tempo reale. Lo stesso vale quando si voglia dare alle persone la possibilità di conoscere il tasso di inquinamento provocato, diciamo, da un volo Milano-Berlino, e di conseguenza di scegliere l'opzione “più verde”. Oltre al risparmio energetico e alla possibilità di prendere decisioni ecologicamente responsabili, il data warehousing rende l'approvvigionamento energetico più affidabile. Dal momento che la supply chain è lunga c’è lam necessità di prevedere la domanda e di conseguenza di piazzare gli ordini in modo tempestivo e accurato. Questo è sicuramente un settore in cui gli advanced analytics avranno un ruolo cruciale nei prossimi dieci anni, c’è da scommeterci.

martedì 13 aprile 2010

Così lontano, così vicino

Prima che io mi fiondi alla prima sessione del secondo giorno del nostro Enterprise Intelligence Summit, vorrei fissare sul blog alcune riflessioni sulla primo giorno. È stata una giornata molto intensa al termone della quale ci siamo trasferiti per la cena di gala all'aeroporto Tempelhof, che è stato chiuso nel 2008 e che da allora è utilizzato come location per eventi. Ha fatto da set per numerosi film come “Scandalo Internazionale” di Billy Wilder, o “Così lontano, così vicino” di Wim Wenders con la famosa colonna sonora degli U2, “Stay”. Cosa ancora più importante, fu il centro del ponte aereo di Berlino nel 1948/9 quando le ferrovie e le strade che portavano alla parte occidentale della città erano bloccate. Fu proprio a Tempelhof che i “Raisin Bombers” atterrarono portando alla popolazione di Berlino il cibo e l'indispensabile per circa undici mesi.

Come sono cambiati i tempi! Ora generi alimentari e beni di consumo si trovano con facilità e in abbondanza tanto che i retailers devono fare a gara per attirare clienti, e lo fanno cercando di offrire loro la migliore “shopping experience” possibile. Che significa? In poche parole e sintetizzando l’intervento del Dr. Gerd Wolfram, responsabile del reparto informativo di METRO Group, creare un dialogo costante e coerente con il cliente attraverso sofisticati canali di vendita. L'iniziativa future store di Metro permette al cliente di creare shopping list e di ricevere informazioni aggiuntive sui prodotti grazie a un mobile shopping assistant (MSA) che gli viene fornito quando entra nel punto vendita. A proposito di dati, anche di questi oggi ne abbiamo più che in abbondanza. Il vero problema è come trasformare questi dati in una risorsa strategica per l'azienda. Con i dati giusti a disposizione si è il più vicino possibile alla comprensione di ogni singolo aspetto del proprio business. Ma se non si è in grado di dissotterrare il tesoro, cioè di estrapolare le informazioni dai dati – allora si è il più lontano possibile dal capire come gestire al meglio la propria attività, perfino peggio che non averli del tutto i famosi dati … Così lontano, così vicino.

Senza dubbio il professor Hans Rosling sarebbe d'accordo: ha dimostrato molto chiaramente che le decisioni prese in base a supposizioni non sono meglio di quelle prese da uno scimpanzé. Forte! Non ci sono alternative: se si vuole capire cosa sta succedendo nel mondo e intorno a noi è necessario considerare tutti i dati disponibili. Dimentichiamoci le “decisioni di pancia”.

Anche il trend-spotter Markus Lindkvist è in linea con quanto dice Rosling, e sostiene che il nostro pensiero può essere in contrasto con la realtà: vi sentite ancora come se aveste vent'anni anche se avete già passato i cinquanta? Un atteggiamento comune secondo Lindkvist. Questo succede perché tendiamo tutti a non vedere le cose per quello che sono realmente, ma a vederle per come siamo noi, e questo lo chiamiamo avere il punto della situazione. Per quanto riguarda il futuro, si tratta di imprevedibilità e di cose a cui non abbiamo mai pensato, dice Lindkvist. E io aggiungerei che faremmo meglio a preoccuparci se siamo realmente consapevoli di ciò che sta accadendo al giorno d’oggi dato che questa è una sfida che potrebbe cambiare le nostre abitudini e perfino il nostro modo di essere e di vivere.

Corro a prendere parte ai lavori di oggi: di sicuro non mi perderò gli interventi di Bob Pritchard, Joschka Fischer e di Geoff Burch. Muoio dalla curiosità…

venerdì 26 marzo 2010

Gli utenti in grado di prendere decisioni sanno di quali informazioni hanno bisogno

Nel suo celebre saggio “In Search of Excellence” Tom Peters, business guru e keynote speaker alla Teradata Universe, individua i comuni denominatori dei business di maggior successo in America. Tra i vari fattori Peters evidenzia l’approccio cliente-centrico e altre caratteristiche che potremmo definire come “agility” (propensione all’azione, autonomia e spirito imprenditoriale) e allo stesso tempo sottolinea l’importanza di suscitare entusiasmo fra i dipendenti dell’azienda.

Il suggerimento di Peters di mettere in grado gli impiegati di un’azienda di prendere decisioni a tutti i livelli dell’organizzazione è ormai considerato la base per la business intelligence operativa così come oggi noi la conosciamo. Sta di fatto che da quando gli utenti business hanno imparato ad utilizzare gli strumenti di BI con disinvoltura ne vogliono sempre di più. Li vogliono sempre più veloci, per poter analizzare i dati il più in fretta possibile fintanto che la situazione è “fresca”. E un ulteriore passo in avanti sta per essere fatto con l’avvento delle “private clouds” negli ambienti enterprise data warehouse che non sono tanto una tendenza tecnologica, quanto piuttosto una risposta alle crescenti richieste da parte delle aziende.

Questo è un bene, perchè significa che quegli impiegati che sono stati messi in grado di prendere decisioni e dunque, come Peters aveva previsto, motivati, non cadranno nell’errore di prendere decisioni basate sull’ “esperienza”, che si ridurrebbe a pura intuizione. Come ha detto Stephen Brobst l’anno scorso ad Istanbul, “non prendete decisioni di ‘pancia’ perché l’intuito vi può tradire.” Invece, gli utenti business a qualsiasi livello in azienda capiscono (e descrivono) di quali informazioni hanno bisogno, e le private clouds rendono più semplice che mai avere risposte a questa loro necessità.

martedì 16 marzo 2010

Completate la frase: “Ci sono alcune cose conosciute e altre sconosciute e in mezzo…”


Provate a indovinare? Beh, nel caso vi ritrovaste alla Teradata Universe Conference di Berlino e chiedeste ad un esperto di BI di completare la frase probabilmente la sua risposta sarebbe “…un Teradata Warehouse”, risposta perfetta per una incredibile quantità di domande.
Tuttavia, credo proprio che se lo chiedeste all’ex Vice Cancelliere e Ministro degli Esteri della Germania Joschka Fischer, che sarà uno dei keynote speakers alla conferenza, lui vi risponderebbe prontamente “…ci sono porte”, e sarebbe il vincitore del quiz. E il motivo è che Fischer, conosciuto anche come il “Deus ex machina” dei Verdi tedeschi, è stato culturalmente condizionato negli anni del movimento studentesco del 1968 dai “Doors” di Jim Morrison che all’epoca ne sono stati la colonna sonora.

Interrogato sul significato del nome della band, una volta Jim Morrison rispose: “Ci sono cose conosciute e cose sconosciute, e in mezzo ci sono porte”. Ecco perchè ancora oggi molti (e forse anche Joschka Fischer) credono che il cantante dei “Doors” sia l’autore di queste poetiche parole mentre in realtà Morrison ha solo citato alla lettera il famoso poeta inglese William Blake. Oggi sono sufficienti pochi click per andare a controllare su Internet, ma è interessante notare che Blake è solo al 4° posto nei risultati di ricerca di Google, mentre Jim Morrison è al primo posto e altri link suggeriscono, per esempio, Aldous Huxley come l’autore della citazione. Come fare a capire di quale fonte fidarsi? Domanda frequente per un utente di Google che va anche dritta al punto della questione Enterprise Intelligence,  dove affidabilità e qualità delle informazioni sono di vitale importanza quando si tratta di prendere decisioni.

E c’è anche un altro importante elemento da tenere presente: il modo in cui gestire la complessità. Molto prima che fosse coniato il termine “globalizzazione” gli esperti di relazioni internazionali espressero il concetto di “interdipendenza” per cercare di spiegare la crescente complessità del mondo moderno. Alcuni di loro arrivarono alla conclusione che ci fosse il bisogno di istituzioni sovranazionali più forti per poter ottenere una governance efficace. Non si può negare che tali istituzioni a volte aumentino la complessità della sfera politica anzichè diminuirla. E allora, come ha fatto Fischer a gestire il processo decisionale all'interno di questo quadro, cercando di influenzare un mondo opaco e in perenne cambiamento, senza essere in grado di valutare quanto fossero affidabili le informazioni di cui disponeva? Ecco perchè sono molto curioso di ascoltare il suo intervento alla Universe Conference.

giovedì 4 marzo 2010

Forse potrebbe essere questo il prossimo grande… oops, è già qui!

L’ultima sfida del marketing è il trend-spotting, l’individuazione delle nuove tendenze il più in anticipo possibile sui tempi. È una delle funzioni che le soluzioni di demand chain management (DCM) possono garantire se supportate in tempo reale dai dati di vendita e se possono contare su potenti capacità analitiche. Ciò che rende così stimolante il trend-spotting è il fatto che esso ha un senso solo se realizzato in un periodo di tempo relativamente breve: il trend deve essere già in atto ma non ancora palese.
Se siete curiosi di sapere come si presenti un trend nelle sue fasi iniziali, chiedete a Magnus Lindkvist. Lui individua le tendenze alla vecchia maniera, camminando per le strade e osservando la gente. Qui potete vedere un esempio perfetto tratto dal suo sito web. Il video dimostra in modo esaustivo come un trend prende piede:

·         un trend inizia solitamente molto prima di quanto si possa immaginare, prima che qualcuno riesca a capire se poi diventerà popolare
·         una manciata di “first movers” non significa necessariamente che ne seguirà un movimento di massa (anche se ciò lo rende più probabile)
·         una volta che la massa è abbastanza grande, il trend diventa autosufficiente e attrae sempre di più l’attenzione degli astanti
·         non appena la gente inizia a unirsi alla folla in grandi quantità, la “cosa” si trasforma in un evento a cui nessuno vuole mancare e inizia la corsa frenetica per esserci.

Nel video in questione, un trend spotter di successo dovrebbe essere in grado di prevedere la popolarità del ballo in un qualsiasi momento compreso tra 55 secondi e un minuto e mezzo (perché poi risulta davvero evidente a tutti). Non è poi cosi facile no? Beh, è l’attività quotidiana di coloro che operano nel retail. L’incertezza economica ha reso la domanda del consumatore estremamente volatile, il che significa che i retailer devono essere in grado di riconoscere i cambiamenti più velocemente che mai per sfruttare al massimo il momento propizio.

Sono certo che l’intervento di Magnus Lindkvist alla giornata di apertura della Teradata Universe Conference di Berlino sarà di stimolo per nuove idee su come arricchire le attuali analisi di trend nel retail così come in altri settori.

Qui potete leggere il mio post sul blog ufficiale di Teradata EMEA, dove troverete tanti altri post interessanti. 

giovedì 25 febbraio 2010

"Ich bin ein Berliner"

«Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire ‘civis Romanus sum’ - sono un cittadino romano. Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire ‘Ich bin ein Berliner’. Ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino di Berlino. E, dunque, come uomo libero, sono orgoglioso di dire ‘Ich bin ein Berliner’».
Queste parole di John Fitzgerald Kennedy (ecco il testo completo del discorso) avevano messo Berlino al centro della scena mondiale 47 anni fa (ed eccolo in video).
Fin dal mese di giugno dello scorso anno io e il mio team stiamo lavorando intensamente sul progetto conferenza che andrà in scena proprio a Berlino, fra meno di due mesi.  Si tratta di un progetto complesso ed è un ottimo laboratorio multidisciplinare: team building, relazioni internazionali, comunicazione, vendita, project management, conto economico... Un business case organico e polivalente, che ti toglie ore di sonno per portarlo avanti ma che rende tutti così eccitati, proprio come la città dove si svolgerà, Berlino! Che città unica... di nuovo al centro della scena mondiale 20 anni fa quando finalmente fu abbattuto il muro. Se penso che quando avevo 20 anni mai e poi mai avrei immaginato che il muro sarebbe caduto... e quando ne ho compiuti 21 è successo!
Imprevedibile? Col senno di poi forse no, sarebbe bastato anche qui trasformare i dati allora disponibili in informazioni e allora sì che si sarebbero potute fare delle previsioni più accurate. Proprio come fanno le aziende che usano Teradata per essere più vicini e puntuali ai loro clienti. Prendiamo ad esempio alcune tra la maggiori compagnie aeree mondiali - Lufthansa, Air France, British Airways, Alitalia, Continental Airlines, Delta Air Lines – che utilizzano soluzioni Teradata per le loro attività di business intelligence. Riescono ad analizzare le situazioni critiche nel momento in cui si verificano e i loro operatori di front-line riescono a risolverle e a dare risposte concrete al cliente. La gestione dei ritardi e dei cambi di prenotazione dei voli diviene sempre più rapida e la risoluzione dei problemi logistici e operativi è ormai quasi istantanea.
A Berlino molti di loro verranno ad ascoltare ma anche per raccontare la loro esperienza.
Come il Dr. Wolfgang Schwegle, Senior Manager Corporate Data Warehouse di Lufthansa, che interverrà con la sua presentazione intitolata "The BI-Cockpit of Lufthansa Passage Airlines - There's no better way to make decisions" e spiegherà come il loro BI-Cockpit metta a disposizione dei loro più di 1000 impiegati in tutto il mondo dati freschi per migliorare il servizio al cliente, le attività di marketing, le vendite e tutti i processi operativi.
Ci saranno aziende di moltissimi settori e nomi conosciutissimi come Metro, DHL, Carrefour, Nokia, Telefonica... e sarà un momento di confronto e di arricchimento straordinario.
E ci saranno anche dei keynote speakers internazionali, ma di questo ve ne parlerò più avanti…
Stay tuned!

venerdì 19 febbraio 2010

Bing o Bingo Bongo?

La notizia è passata un po' sottotono, forse perchè scontata.
L'UE ha dato il via libera all'acquisizione delle attività di ricerca on line di Yahoo da parte di Microsoft. Cosa significa? Beh innanzitutto quote di mercato che si accumulano - con circa il 10% di nuova quota MSFT dovrebbe diventare un concorrente più credibile per Google.
E adesso che l'alternativa c'è, Bing potrebbe diventare l'alternativa a Google sui device Apple o su Facebook, aprendo la strada a nuove alleanze e nuovi scenari competitivi.
Ma la vera domanda è: Bing porterà qualcosa di nuovo?
Riuscirà a innovare o semplicemente scimmiotterà il re dei motori?
Staremo a vedere, io una risposta ce l'ho...

lunedì 4 gennaio 2010

La cravatta rosa... Buon Anno!

Anno nuovo, vita nuova recita il vecchio adagio.
E mai come quest'anno l'affermazione può essere più vera di così, nel senso che nel business ne abbiamo tutti un po' bisogno.
Stiamo cercando di uscire dalla peggiore crisi del dopoguerra, e per farlo abbiamo bisogno anche di un po' di ottimismo.
E allora voglio cominciare l'anno con un post un po' leggero, che porta con se una ventata di ottimismo.
Ecco qui: un economista della Regions Bank (se non la conoscete, non preoccupatevi... Neanch'io l'avevo mai sentita nominare) ha affermato che le cravatte sono il capo più sensibile nei momenti di crisi.
"Quando tornaranno rosa, vorrò dire che è tornata la fiducia nei mercati", ha affermato Bob Allsbrook in calce al suo rapporto.
E allora voglio cominciare l'anno indossando una cravatta rosa, in segno di ottimismo e di augurio per tutti.
Buon Anno!