venerdì 26 marzo 2010

Gli utenti in grado di prendere decisioni sanno di quali informazioni hanno bisogno

Nel suo celebre saggio “In Search of Excellence” Tom Peters, business guru e keynote speaker alla Teradata Universe, individua i comuni denominatori dei business di maggior successo in America. Tra i vari fattori Peters evidenzia l’approccio cliente-centrico e altre caratteristiche che potremmo definire come “agility” (propensione all’azione, autonomia e spirito imprenditoriale) e allo stesso tempo sottolinea l’importanza di suscitare entusiasmo fra i dipendenti dell’azienda.

Il suggerimento di Peters di mettere in grado gli impiegati di un’azienda di prendere decisioni a tutti i livelli dell’organizzazione è ormai considerato la base per la business intelligence operativa così come oggi noi la conosciamo. Sta di fatto che da quando gli utenti business hanno imparato ad utilizzare gli strumenti di BI con disinvoltura ne vogliono sempre di più. Li vogliono sempre più veloci, per poter analizzare i dati il più in fretta possibile fintanto che la situazione è “fresca”. E un ulteriore passo in avanti sta per essere fatto con l’avvento delle “private clouds” negli ambienti enterprise data warehouse che non sono tanto una tendenza tecnologica, quanto piuttosto una risposta alle crescenti richieste da parte delle aziende.

Questo è un bene, perchè significa che quegli impiegati che sono stati messi in grado di prendere decisioni e dunque, come Peters aveva previsto, motivati, non cadranno nell’errore di prendere decisioni basate sull’ “esperienza”, che si ridurrebbe a pura intuizione. Come ha detto Stephen Brobst l’anno scorso ad Istanbul, “non prendete decisioni di ‘pancia’ perché l’intuito vi può tradire.” Invece, gli utenti business a qualsiasi livello in azienda capiscono (e descrivono) di quali informazioni hanno bisogno, e le private clouds rendono più semplice che mai avere risposte a questa loro necessità.

martedì 16 marzo 2010

Completate la frase: “Ci sono alcune cose conosciute e altre sconosciute e in mezzo…”


Provate a indovinare? Beh, nel caso vi ritrovaste alla Teradata Universe Conference di Berlino e chiedeste ad un esperto di BI di completare la frase probabilmente la sua risposta sarebbe “…un Teradata Warehouse”, risposta perfetta per una incredibile quantità di domande.
Tuttavia, credo proprio che se lo chiedeste all’ex Vice Cancelliere e Ministro degli Esteri della Germania Joschka Fischer, che sarà uno dei keynote speakers alla conferenza, lui vi risponderebbe prontamente “…ci sono porte”, e sarebbe il vincitore del quiz. E il motivo è che Fischer, conosciuto anche come il “Deus ex machina” dei Verdi tedeschi, è stato culturalmente condizionato negli anni del movimento studentesco del 1968 dai “Doors” di Jim Morrison che all’epoca ne sono stati la colonna sonora.

Interrogato sul significato del nome della band, una volta Jim Morrison rispose: “Ci sono cose conosciute e cose sconosciute, e in mezzo ci sono porte”. Ecco perchè ancora oggi molti (e forse anche Joschka Fischer) credono che il cantante dei “Doors” sia l’autore di queste poetiche parole mentre in realtà Morrison ha solo citato alla lettera il famoso poeta inglese William Blake. Oggi sono sufficienti pochi click per andare a controllare su Internet, ma è interessante notare che Blake è solo al 4° posto nei risultati di ricerca di Google, mentre Jim Morrison è al primo posto e altri link suggeriscono, per esempio, Aldous Huxley come l’autore della citazione. Come fare a capire di quale fonte fidarsi? Domanda frequente per un utente di Google che va anche dritta al punto della questione Enterprise Intelligence,  dove affidabilità e qualità delle informazioni sono di vitale importanza quando si tratta di prendere decisioni.

E c’è anche un altro importante elemento da tenere presente: il modo in cui gestire la complessità. Molto prima che fosse coniato il termine “globalizzazione” gli esperti di relazioni internazionali espressero il concetto di “interdipendenza” per cercare di spiegare la crescente complessità del mondo moderno. Alcuni di loro arrivarono alla conclusione che ci fosse il bisogno di istituzioni sovranazionali più forti per poter ottenere una governance efficace. Non si può negare che tali istituzioni a volte aumentino la complessità della sfera politica anzichè diminuirla. E allora, come ha fatto Fischer a gestire il processo decisionale all'interno di questo quadro, cercando di influenzare un mondo opaco e in perenne cambiamento, senza essere in grado di valutare quanto fossero affidabili le informazioni di cui disponeva? Ecco perchè sono molto curioso di ascoltare il suo intervento alla Universe Conference.

giovedì 4 marzo 2010

Forse potrebbe essere questo il prossimo grande… oops, è già qui!

L’ultima sfida del marketing è il trend-spotting, l’individuazione delle nuove tendenze il più in anticipo possibile sui tempi. È una delle funzioni che le soluzioni di demand chain management (DCM) possono garantire se supportate in tempo reale dai dati di vendita e se possono contare su potenti capacità analitiche. Ciò che rende così stimolante il trend-spotting è il fatto che esso ha un senso solo se realizzato in un periodo di tempo relativamente breve: il trend deve essere già in atto ma non ancora palese.
Se siete curiosi di sapere come si presenti un trend nelle sue fasi iniziali, chiedete a Magnus Lindkvist. Lui individua le tendenze alla vecchia maniera, camminando per le strade e osservando la gente. Qui potete vedere un esempio perfetto tratto dal suo sito web. Il video dimostra in modo esaustivo come un trend prende piede:

·         un trend inizia solitamente molto prima di quanto si possa immaginare, prima che qualcuno riesca a capire se poi diventerà popolare
·         una manciata di “first movers” non significa necessariamente che ne seguirà un movimento di massa (anche se ciò lo rende più probabile)
·         una volta che la massa è abbastanza grande, il trend diventa autosufficiente e attrae sempre di più l’attenzione degli astanti
·         non appena la gente inizia a unirsi alla folla in grandi quantità, la “cosa” si trasforma in un evento a cui nessuno vuole mancare e inizia la corsa frenetica per esserci.

Nel video in questione, un trend spotter di successo dovrebbe essere in grado di prevedere la popolarità del ballo in un qualsiasi momento compreso tra 55 secondi e un minuto e mezzo (perché poi risulta davvero evidente a tutti). Non è poi cosi facile no? Beh, è l’attività quotidiana di coloro che operano nel retail. L’incertezza economica ha reso la domanda del consumatore estremamente volatile, il che significa che i retailer devono essere in grado di riconoscere i cambiamenti più velocemente che mai per sfruttare al massimo il momento propizio.

Sono certo che l’intervento di Magnus Lindkvist alla giornata di apertura della Teradata Universe Conference di Berlino sarà di stimolo per nuove idee su come arricchire le attuali analisi di trend nel retail così come in altri settori.

Qui potete leggere il mio post sul blog ufficiale di Teradata EMEA, dove troverete tanti altri post interessanti.