mercoledì 23 aprile 2008

Il pesto, la carbonara e l'EXPO

Lo chef statunitense di origine coreane James Bowien ha vinto il secondo campionato mondiale di pesto genovese al mortaio, campionato che si è svolto a Genova lo scorso week end.

Qualche giorno prima Gambero Rosso aveva assegnato il premio per la miglior carbonara di Roma allo chef tunisino Nabil Hadji Hassen, dell'Antico Forno Roscioli di Roma.

E si è scatenata la bagarre. Ma come? Il miglior pesto al mortaio fatto da un cuoco americano? La miglior carbonara fatta da un tunisino? E' uno scandalo, commenta una parte.
No, è un segno della centralità della nostra cucina e un segno di integrazione e internazionalizzazione, commenta un'altra parte.

Ne sta parlando con competenza e attenzione anche Paolo Massobrio in questi giorni, e lo ha commentato anche Luca Doninelli con la consueta lucidità sul blog di Paolo (Massobrio) e Marco Gatti. Io penso che questi due premi siano una buona cosa, per molte ragioni.

Quando sono in giro in Europa per lavoro ne vedo di tutti i colori, assisto al pietoso appiattimento del gusto che spesso contraddistingue i pranzi di lavoro, specie nelle grandi convention (alzi la mano chi non ha mangiato l'anonimo salmone ai so called gala dinner che di gala hanno sempre meno, e di dinner poco o niente).
Sono contento che chef non italiani ricevano premi - in Italia! non all'estero - perchè sono bravi a cucinare piatti italiani, vuol dire che li riproporranno bene in giro per il mondo. Vuol dire che siamo un punto di riferimento, che dietro c'è una storia.

Viaggiando spesso anche in Paesi un po' più lontani da noi, mi riferisco ai Paesi del bacino del Mediterraneo sia in Africa che in Medio Oriente, noto una stima e un rispetto per noi italiani, e noto anche una certa somiglianza e una assonanza culturale, legata al cibo, alla storia e alla tradizione.

E tra sette anni l'Italia ospiterà l'Expo Universale. E' un'occasione unica, non ci saranno repliche, non ci saranno altre opportunità come questa. Potrebbe essere un'ottima occasione anche per rafforzare la nostra cultura del cibo nel mondo, potrebbe essere anche questo un tassello per favorire l'integrazione in Italia e buttare giù qualche muro.

Potremmo (ri)diventare veramente uno dei punti di riferimento per l'interscambio di tutto il bacino del mediterraneo, in una sorta di corso e ricorso storico, condividendo il nostro infinito patrimonio gastronomico con tutti i popoli.

Messaggio in semi codice per Paolo Massobrio: Paolo, questa volta giochiamo in casa...

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